Nel 1806 arrivano i francesi che risparmiano Malito per volere dell'Immacolata Concezione! |
venerd́ 12 agosto 2011 |
di Tonino De Marco - Il 1806 segnò un’altra tappa significativa per la storia
calabrese che culminò con l’invasione dei francesi. Il 2 luglio scoppiò una
rivolta antifrancese in Aiello Calabro; 6 giorni dopo, uno stuolo immenso di
facinorosi dei convicini Casali di Malito e Grimaldi, sotto il capo Francesco
De Rosa di Grimaldi, si recò in quella cittadina e diede il sacco alle case dei Solimena,
considerati filo-francesi.
- Come si sviluppò, in seguito, la situazione nei Casali di
Cosenza lo sappiamo da una dettagliata relazione che il colonnello Francesco
Costanzo fece pervenire il 27 agosto allo Stato Maggiore di Massena. Dopo aver
definito la popolazione di questi paesi “le moins civilisé du Royaume et le
plus enclin au vol”, l’ufficiale del genio elencò dettagliatamente tutti i
paesi del circondario di Cosenza, dando di ognuno la distanza in miglia dal
capoluogo, il numero degli abitanti ed un giudizio conciso sulla “condotta
politica”. Per quanto riguarda Malito diede i seguenti dati:
- -distanza dal capoluogo:11 miglia;
- -popolazione: 1936;
- -condotta politica: popolazione sedotta e composta di
briganti.
- E ritorniamo all’agosto del 1806 quando era al culmine,
nella nostra regione, l’invasione degli eretici francesi, che avanzavano dando
il sacco a tutti i paesi, appropriandosi delle abitazioni e delle donne,
spogliando di ori e d’argento le chiese, seminando il terrore ed il panico ovunque.
Il 4 agosto il generale Reynier e la sua truppa con il colonnello Goglié, dopo
essere passati per Maione dove compirono le loro “straordinarie prodezze”, se
ne salirono, su per la Rupa, alla volta di Malito. Giunti in località “Marra”
si racconta che incontrarono una donna che chiese loro: “Dove andate?” “A
Malito”, risposero i soldati francesi. “Passate pure per Malito - replicò la
donna - ma vi prego di non fare del male a nessuno; rispettate quegli abitanti
e quei luoghi per amor mio”. E proseguì il cammino. Giunti in paese, i soldati
entrarono nella chiesa della Concezione posta all’inizio dell’abitato. Grande
fu la loro meraviglia quando, nell’avvicinarsi all’altare maggiore, riconobbero
nella statua della Madonna il volto di quella Signora incontrata poco prima a
“Marra”. “E’ stata Lei che vi ha salvato - disse a questo punto il generale
Reynier ai fedeli, increduli, raccolti in preghiera. A Lei dovete la massima
venerazione e riconoscenza”. Poi chiamò un soldato, si fece consegnare un
ostensorio saccheggiato in un’altra chiesa e lo lasciò in dono ai malitesi.
Indi si diresse con i suoi soldati a Grimaldi da dove proseguirono per Aiello
Calabro. Ancora oggi i fedeli di Malito
invocano la Madonna della Concezione con questa preghiera: “Vergine Immacolata,
madre di Dio e madre nostra, a Voi che siete la mediatrice tra Dio e l’uomo, a
Voi che siete La tesoriera della Sue
divine grazie ricorsero i nostri Avi dalla fondazione di questo paese e Vi prescelsero per nostra
speciale Avvocata e Protettrice. Come essi, anche noi imploriamo il Vostro
materno affetto di madre amorosissima. Soccorreteci in tutti i nostri bisogni
spirituali e temporali, consolateci nelle nostre afflizioni, liberateci da ogni
castigo e da tutti i mali, come liberaste i nostri avi dall’invasione dei
francesi. Scendano su di noi tutti copiose le Vostre grazie, vero balsamo dei
nostri cuori infermi. Rivolgete i Vostri occhi benigni sui Vostri figli
Malitesi che si trovano nelle lontane Americhe, così torneranno in seno alle loro famiglie per
godersi il frutto del loro onesto lavoro. E quando, o Vergine Immacolata, verrà
l’ultimo momento della nostra vita, Voi allora, o potentissima madre, dall’alto
dei Cieli, porgeteci la mano e conduceteci nel Paradiso per ringraziarVi, amarVi e goderVi per tutti i
secoli. Amen”.
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Nella foto, la Chiesa dell'Immacolata concezione a Malito
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