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La Voce del Savuto

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Incendi estate 2007: quegli attimi di terrore rivissuti nei racconti della gente
sabato 12 gennaio 2008

Una telefonata. E poi l’incubo. Sono poco più delle 17 quando squilla il telefonino di Francesco Salvino (Frazione Timparelle). La sorella, dall’altra parte della cornetta,  lo avverte  che deve ritornare subito a casa. Sta andando a fuoco tutto. Lui non riflette più di tanto. Sale in macchina per raggiungere i suoi affetti, il suo mondo.  Attraversa velocemente i tornanti di alta collina che lo separano dalla sua borgata.  Da lontano intravede le fiamme rosse pericolose che aggrediscono ostinate il bosco circostante le decine di abitazioni della zona. Poi, sempre più nitide gli giungono le urla, i pianti dei vicini. Non c’è però tempo per lasciarsi prendere dal panico. Subito si cerca di far abbassare quelle lingue di fuoco che sembrano volere inghiottire tutto. L’arrivo dei soccorsi è immediato. A Timparelle il rogo per fortuna non è riuscito a raggiungere le abitazioni. «Per domare le fiamme –ci raccontano all’indomani Francesco e suo cugino Antonio che non hanno subito alcun danno dall’incendio- abbiamo consumato come minimo 100 metri cubi di acqua in poco più di un’ora».

Il 24 agosto scorso l’aria sembrava immobile. Il caldo umido era soffocante. Prima un fumo nero minaccioso. Dopo il fuoco. Inizia così una giornata di fine agosto tra le più torride per le frazioni di: Piano Pardo, Gallico, Panetto Zanco e Cupi. L’inferno si è scatenato all’improvviso.  Il pensiero corre all’incolumità delle proprie abitazioni, ai campi, agli animali. Il lavoro e il sudore di una vita sembra che stiano per essere strappati in un attimo dall’incendio. Appiccato da chissà chi e chissà perché. Negli occhi di Vittorio Domanico si legge ancora il terrore.  Ha soltanto 13 anni. Vive con i genitori,  la sorellina e i suoi tre cani, in una delle poche case sparse nella frazione Timparelle. E’ lui ad indicarci la montagna annerita dal passaggio del fuoco. «Erano appena passate le 16 –ci racconta -  Intorno c’erano solo fiamme. Sembrava essere avvolti da una eruzione vulcanica».Vittorio quel venerdì  era terrorizzato. A pochi metri dal rogo   staziona il bidone che distribuisce il gas metano alla sua abitazione. L’arrivo tempestivo dei soccorsi ha però scongiurato il pericolo. «Mio marito e mio suocero- precisa la sua mamma, la signora Franca Maria – in primavera hanno pulito tutto intorno. E’ stata questa la nostra fortuna». La vicinanza del primo cittadino di Rogliano, Giuseppe Gallo, non è stata marginale per gli abitanti. «Il sindaco- continua la signora –non ci ha lasciato un attimo. Con la sua presenza fisica insieme ai carabinieri ed ai vigili urbani,  ci  ha dato la forza per superare quelle ore bruttissime, che ora vogliamo solo dimenticare». La pulizia dei terreni incolti rappresenta da questi parti un’ancora di salvezza.  Gli abitanti della zona implorano i proprietari terrieri a provvedere ogni anno alla pulitura.  Il fuoco ha iniziato la sua azione a Panetto Zanco alle 7.30 del mattino. Qui, è caduto perfino un palo della Telecom. Gli abitanti da quel giorno hanno la linea telefonica staccata. Al mattino però l’incendio si è riusciti  a fermarlo grazie all’azione tempestiva degli uomini della Protezione Civile. E’ ripreso tuttavia, come abbiamo già raccontato, nel pomeriggio.

 

«Ho perso tutto – ci dice Franco Stumpo – Mi resta solo il vigneto. Devo ringraziare i miei amici per il loro intervento. Mi hanno salvato la casa». Noi de La Voce del Savuto vogliamo citare  questi volontari coraggiosi che hanno sfidato la morte pur di prestare il loro soccorso,  affinché restino un esempio di coraggio e generosità: Giovanni Altomare, Eugenio Venneri e Corrado Mancuso. «L’elicottero è arrivato in ritardo. Chi è intervenuto –prosegue Franco - non aveva il tempo di prestare soccorso dappertutto tanti erano i focolai accesi. Abbiamo corso il rischio di rimanere anche senza energia elettrica». Nella giornata di martedì 28 agosto,  abbiamo voluto attraversare tutto il territorio colpito fino a Cupi.  La folta vegetazione, verde e lussureggiante, per chilometri non è altro che una sterpaglia nera, incredibilmente nera. Ogni cosa sembra essere stata rasa al suolo. Le caprette cercano invano un prato nel quale brucare l’erba. Anche loro sembrano smarrite. I resti carbonizzati di quelle querce, di quei pini, ci inducono a definire atti criminosi e non semplice casualità quello che è accaduto negli ultimi tempi nel Savuto. Un territorio che brucia, abbiamo scritto nel nostro articolo di apertura. Un comprensorio verde, che non può permettersi di perdere una delle sue poche ricchezze per l’appunto  il verde, la vegetazione, il mondo faunistico che ha bisogno di questi ambienti per sopravvivere. Quegli alberi in alcuni tratti in forte pendenza erano fino a pochi giorni fa una garanzia contro le frane, altra minaccia con l’arrivo delle piogge per gli abitanti di queste frazioni. Ora quegli alberi non esistono più. All’uomo, alle autorità, il compito di sorvegliare e tutelare questo patrimonio naturale.

                                                                                                 FRANCESCA GABRIELE
 

 

Ultimo aggiornamento ( domenica 20 gennaio 2008 )
 
 
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