C'era una volta il risparmio e c'era pure la giornata del risparmio. La si celebrava e la si celebra ancora il 31 ottobre di ogni anno, ma un tempo era un'altra cosa. Alcuni Istituti bancari, in quei lontani anni cinquanta, in quella giornata, solevano invitare le Scuole alla manifestazione che celebrava il risparmio e regalavano un piccolo salvadanaio agli scolari delle scuole elemantari, che si portavano in Banca per l'occasione.

Era un modo per educarli al risparmio e per sollecitarli a deporre, di tanto in tanto, in quel salvadanaio che portava, fra l'altro, anche il nome dell'Istituto bancario di provenienza, una o due lire e, talora, anche cinque. Sì, perchè allora c'era la lira, la bella, indimenticabile e preziosa lira, una divisa molto importante per un Paese in crescita. Erano gli anni dell'immediato secondo dopoguerra, i primissimi anni cinquanta, anni difficili ma anche ricchi di voglia di riscatto e di speranza di farcela, anni che gradualmente preparavano le condizioni per il “boom” economico, che si sarebbe affacciato all'orizzonte del nostro Paese, appena pochissimi anni dopo. Il risparmio, allora, non solo veniva sollecitato ed incoraggiato, ma veniva anche adeguatamente tutelato dagli organismi competenti, in primis la Banca d'Italia. Il risparmio aveva, in sè, anche una funzione sociale e pure noi bambini sapevamo che, depositando quei pochi spiccioli, attraverso le banche, avremmo aiutato la ripresa. E la ripresa, piano piano, è venuta, c'è stata e quando noi, ormai giunti alle soglie dell'iscrizione all'Università, siamo passati a riscuotere, allo sportello bancario, i risparmi della nostra infanzia e della nostra adolescenza, quegli spiccioli erano diventati soldi. Oggi i risparmi se ne stanno andando, giorno dopo giorno, per il pagamento di bollette e tasse e per supporto alle spese quotidiane. Della pensione, del salario o dello stipendio non resta nulla, per cui non si riesce più a mettere da parte neppure qualche spicciolo. Ormai, per moltissimi, il risparmio è solo un miraggio e non esiste più la possibilità di accumulare, nel tempo, un gruzzoletto, sia pure modesto, da depositare su un libretto a risparmio o da lasciare sul conto corrente. Sono tempi difficili e non solo non si riesce a risparmiare, ma si è ormai dato fondo ai risparmi d'una vita per affrontare le difficoltà quotidiane, che sono proprio tante. C'è ancora chi riesce a mettere da parte qualcosa, ma non sa più come e dove investire. E' questo un problema che qualcuno già si pone da un pò di tempo a questa parte, da quando cioè ha cominciato a sentir parlare di “bail in”. Noi non sappiamo cosa significhi con esattezza, ma abbiamo sentito parlare degli effetti. Che dire? Siamo un pò spiazzati e senza parole. Nella nostra modesta esperienza di vita, siamo stati abituati a vedere le Banche come particolari Istituti abilitati nell'esercizio della funzione di comprare danaro, cioè acquisire risparmi di qualsiasi tipo (libretti a risparmio, ad esempio) e di qualsiasi natura (certificati etc.) e a venderlo attraverso prestiti, mutui o altro, operando sotto la sorveglianza della Banca d'Italia, che tutelava anche gli interessi dei risparmiatori. Sì, perchè il risparmio aveva una grande valenza ed un'importante funzione, nonchè anche un interesse sociale. Del resto, dietro il risparmio si muovevano e si muovono persone, c'erano e ci sono i sudori dei lavoratori, c'erano e ci sono famiglie e bisogni, sacrifici e speranze. Non a caso, i Padri Costituenti avevano previsto un articolo della Costituzione, l'articolo 47, che nel primo comma recita testualmente: “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito”. Come sono cambiati i tempi! Come sono lontani quegli anni e come ci mancano quegli uomini!