Questo toponimo, divagando un po’ con la mente, potrebbe derivare dall’aggettivo latino “Totus – tota - totum” cioè “un tutto o cucuzzolo e quindi sommità di una collina”.

Proprio sul culmine del luogo sorge la chiesa di San Pietro, intorno alla quale furono costruite o ricostruite dopo il terremoto le tante abitazioni tutte addossate le une alle altre. Questa maniera antica di costruire le abitazioni, specie nei paesi o nei centri storici nella fattispecie cittadini, forse era fatta o voluta da parte degli abitanti di Rogliano, sopravvissuti alla distruzione di quasi tutto il paese o è potuta derivare da quel senso di affetto sincero o fraterno che univa le famiglie di un tempo. Il vicinato tra famiglie nel passato era veramente qualcosa di sacro e l’amicizia era veramente sincera e amorosa.  

  
L’antica chiesa matrice di San Pietro, che si trova appunto nel suddetto rione “Tozzu”, risale al 1300. Infatti, la campana scampata al terremoto è datata 1333. La notizia è riportata da Tommaso Morelli: “Rogliano crollò il 27 marzo 1638 verso le ore 21 o 22 della sera. Era il sabato delle Palme. Vi era molta gente nella chiesa matrice di San Pietro, perché vi predicava un Cappuccino di cognome Tano, il popolo alla prima scossa volea uscir fuori, ma egli si oppose, dicendo, ch’era casa di Dio, e che non facea d’uopo uscirne; ma in questo frattempo reiterò il tremuoto, e cadde la chiesa di cui è parola rimanendovi estinti 1208 individui, tra vecchi, giovani, donne, e ragazzi, non che altri 23 individui del Clero. Dopo successo il tremuoto, si bruciò la detta Chiesa, rimanendo, miracolosamente intatta l’immagine dell’Immacolata Concezione".
La notizia è riportata da una lapide in pietra in ricordo della distruzione, murata il 9 maggio 1646. La chiesa fu poi ricostruita per la magnificenza e pietà dei roglianesi.
L’interno della chiesa a tre navate si presenta tutto decorato in gesso e stucco a disegni floreali, eseguito dagli artisti Alfonso e Antonio da Miglierina (CZ) alla fine del secolo XIX.
Gli affreschi che adornano il coro, la navata centrale e alcune tele degli altari delle navate laterali sono opera del pittore cosentino Enrico Salfi. Sull’altare maggiore troneggia la statua di San Pietro ed ai lati due statue che simboleggiano la Fede e la Maternità. La facciata con l’artistico e pregevole portale in pietra tufacea in stile barocco, porta sulla sua sommità la statua raffigurante il Cristo. La ricostruzione di tutto il complesso architettonico porta la data del 1717 che si rivela dalla iscrizione del portale: “Coelorum elaves tradam tibi Petrus acdem et petram super hanc aedificabo meam 1717” (Pietro ti darò le chiavi dei cieli e su questa pietra edificherò la mia casa 1717).
Lungo via Duomo è sita l’antica chiesetta dell’Assunta del sec. XVII e restaurata recentemente dall’architetto Amedeo Lico sotto il patrocinio dell’Associazione “Montoro”. Nell’interno si conservano numerose cornici e due altari in legno intagliati e dorati con ricercatezza e fastosità artistica secentesca a gironi, volute, foglie di acanto e grandi fioroni penduli, esempi del barocco, opere di artisti roglianesi. Il piccolo sagrato è rotondo con sedili a pietre e laterizi. 


Via Duomo esce su piazza Morelli e procedendo a sinistra, dopo un breve percorso, ci si trova sulla via titolata a Donato Bendicenti, fucilato dai tedeschi alle Fosse Ardeatine, durante l’occupazione di Roma nel corso della II guerra mondiale. Lungo il percorso si nota una parte della Villa Comunale, dove fu sistemato il monumento ai Caduti della guerra 1915-18 alla presenza del generale Pietro Badoglio.
L’opera di sistemazione di tutta la Villa iniziò nel 1924 e il lavoro fu affidato all’Ingegnere Domenico Parisio di Rogliano, intimo amico dell’allora ministro dei Lavori Pubblici, il calabrese Michele Bianchi.
In seguito nelle vicinanze, essendo Sindaco l’on.le Pietro Buffone, alla presenza del Ministro on.le Amintore Fanfani, fu inaugurato il monumento ai Caduti sul lavoro.

dal volume: "Luoghi di Rogliano tra etiimologia e storia" (Atlantide edizioni), del compianto professore Egidio Sottile