A Cellara, l'ultima domenica di agosto, si svolge la festa di San Sebastiano, Patrono del paese. Dopo la Santa Messa nella Chiesa del Santo, che si trova nella parte alta del centro storico, la sua statua viene portata in processione per le strade del paese. Da oltre tre secoli, si svolge questa processione, probabilmente a partire dalla terribile peste del 1656. In quel tempo, i Cellaresi, per debellare l'epidemia che imperversava, decisero di fare una processione con la statua del Santo, che, arrivata sotto il primo arco del paese, arrestò miracolosamente il flagello della peste. E,per questo motivo, i Cellaresi da allora, ogni anno, rinnovano il rito della processione di San Sebastiano.
A parte il giorno dedicato ai festeggiamenti, durante tutta la settimana precedente sono organizzati intrattenimenti e manifestazioni. L'ultimo venerdì di agosto si svolge la caratteristica e colorata sfilata delle "Pullicinelle". Sono degli enormi pupazzi costruiti con canne e carta velina, animati da un gruppo di persone. Queste grottesche figure attraversano le vie del paese con corse, movimenti rotatori, inchini, accompagnate dal suono dei "tummarini" (tamburi). Numerose sono le soste, caratterizzate dal consumo di vino offerto dai compaesani, che attendono sull'uscio delle loro case. Alla sera, arrivate in piazza San Sebastiano, antistante l'omonima Chiesa, le "Pullicinelle" vengono bruciate, mentre gli abitanti ballano e cantano.
Quest'anno, però, i festeggiamenti avranno delle restrizioni a cause delle misure sull'emergenza coronavirus.
Il nome Sebastiano deriva dal greco "sebastos", cioè "venerabile". San Sebastiano è considerato il terzo Patrono di Roma, dopo Pietro e Paolo.


Anche su Sebastiano, come per tanti santi dei tempi antichi, le informazioni sono pochissime. Egli nasce a Milano intorno alla seconda metà del 200 (forse nel 256) in una famiglia cristiana. Il padre è un funzionario romano della provincia di Narbona, colonia dell'Impero Romano nella Francia meridionale, la madre è milanese ed è a lei che il figlio deve l'educazione cristiana. Intorno al 270 si trasferisce a Roma; qui, ancora giovanissimo, intraprende la carriera militare e, nel giro di alcuni anni, diventa tribuno, cioè ufficiale della prima coorte (un'unità militare) della guardia imperiale.
Gli imperatori Massimiano e Diocleziano (siamo nel periodo della "diarchia", in cui i due si dividono il governo dell'Impero) ignorano che quel valente soldato, da loro amato e stimato, sia un cristiano. Lui, dal canto suo, proprio grazie alla sua funzione è in grado di aiutare i cristiani incarcerati per la loro fede e curare la sepoltura dei morti. Sono anni terribili per i cristiani e per chi li aiuta, ma Sebastiano riesce persino a convertire alcuni militari e nobili della corte.
Quando Diocleziano scopre la fede cristiana del suo ufficiale, lo condanna a morte. Il giovane viene spogliato, legato a un palo sul colle Palatino e trafitto da moltissime frecce. 

Credendolo morto i soldati lo abbandonano sul luogo del martirio, affinché il suo corpo venga sbranato dagli animali selvatici. Ma Sebastiano non è morto: se ne accorgono alcuni cristiani giunti sul Palatino per recuperare il corpo e dargli giusta sepoltura. Perciò lo portano via e lo affidano alle cure di una donna, Irene.
In breve tempo Sebastiano guarisce miracolosamente e, invece di fuggire come gli consigliano alcuni amici, decide di recarsi da Diocleziano per proclamare davanti a lui la sua fede.
Lo raggiunge proprio mentre l'imperatore sta presiedendo insieme a Massimiliano una funzione pagana e, davanti a tutti i presenti, rimprovera entrambi per le persecuzioni contro i cristiani.
Facile immaginare lo stupore di Diocleziano nel vedere ancora vivo il suo tribuno infedele, il quale, per di più, lo accusa pubblicamente. Ripresosi dalla sorpresa, l'imperatore condanna nuovamente a morte Sebastiano.
Il giovane dovrà essere flagellato e poi gettato nella Cloaca Massima, la grande fogna della città, per evitare che il suo corpo venga recuperato, come già accaduto dopo il primo martirio.
La sentenza viene eseguita il 20 gennaio dell'anno 288. La leggenda racconta che il martire sia apparso alla matrona Lucina per indicarle il luogo dove si era impigliato il suo corpo e per chiederle di seppellirlo nel cimitero "ad catacumbas", presso le catacombe sulla Via Appia. Quelle che oggi sono, appunto, le catacombe di San Sebastiano.
Giuseppe Pizzuti, docente  

Foto; pagina facebook Comune di Cellara