Saggio in prosa letteraria a cura di Franco Vetere
Sulla struttura allegorica dei 3 Regni ultraterreni nella Divina Commedia


PRIMA PARTE
Inferno, Purgatorio e Paradiso si amalgano in una dimensione di intima spiritualità, pur avendo questi precisa collocazione in ambito di diversa morfologia geografica.

Nel primo Regno le anime sono coercitivamente stanziali, con il corpo privo di sostanza ma sensibili alle pene, virtualmente fisiche a loro inflitte per scontare la malevolenza delle loro azioni terrene. 

Il corpo diviene un evanescente simbolo, con la contezza però di aver diverse sensazioni, ora corporali o pervase da forte anelito di speranza, ora appagato nel vivere la paradisiaca beatitudine sotto la Luce divina.

Dante, quale pellegrino solitario nel fantastico viaggio nell'oltretomba, anche se motivato dalla Grazia divina, viene colto da spasmodica fobia , percepita da Beatrice che intercede per lui presso Virgilio, il poeta latino a cui Egli è legato da sentita passione letteraria.

La spinta psicologica che anima il "Divin Poeta" è un'impellente meditazione sul percorso delle anime post mortem e sulla dimora a loro assegnata, ovvero come sono distribuite queste secondo imperscrutabile ed incontrovertibile giudizio divino.

Dunque l'uomo, applicando su se stesso la facoltà del libero arbitrio, risponde delle sue azioni sottoponendosi così allegoricamente a guadagnarsi il merito della salvezza o la pena dell'eterna dannazione.

Una sensazione di amaro dolore pervade il Poeta allorquando si accinge a vergare i primi versi del mondo infernale, essendo Egli nella triste condizione di esiliato per ingiusta condanna.

Non perde però il sublime proposito di descrivere le miserie umane, contaminate da corruzione, blasfemia e dissacrazione di ogni etico principio. Per questo si propone di ergersi a promotore di un'azione moralmente riformatrice, sotto l'egida divina, verso quelle anime che in vita hanno portato danno ad una società ormai precaria e sull'orlo del baratro.

Da questa prima dimensione si diparte il l'allegorico viaggio dantesco attraverso i tre Regni, concatenati da diversa struttura fisica e spirituale.

L'Inferno è un immenso baratro che s'infigge come una cuspide al centro della terra, dove assente è la vita. Principe infernale è quel Lucifero, non più portatore di luce benefica al servizio di Dio, ma detestabile figura nel luogo tenebroso che ha dimenticato la sua appartenenza alla gerarchia degli angeli divini.

Nove cerchi a corona ellittica cingono la voragine tenebrosa, la cui forma a piramide rovesciata digrada in basso dove ospita il traditore di Cristo, mentre gli altri peccatori sono ristretti nei gjroni della lugubre e oscura fossa.

Sulla collocazione di coloro che si sono macchiati di peccati Dante si affida alla sapienzialita' classica, mediando tra la filosofia aristotelica e quella cristiana, senza però evidenziare nelle pene un fanatico accanimento giustizialista ma solo dare esempio come la via del bene è la via della morale umana. 

Così nella Cantica infernale, in modo seque ziale sono posti i peccati di ignavia, incontinenza, violenza e frode, in un nesso inscindibile ma di diversa essenza dove la costante degradazione nel peccato dà vita all'ordinamento morale dell'Inferno.

Quando l'uomo è violentato da insane passioni terrene viene avvinto da truce desiderio di contaminare la sua anima con biasimevoli azioni immorali che contraddicono i divini precetti.

Il Poeta osserva lo spasimo delle pene, rimanendo distaccato da personale giudizio ma stimolando le coscienze dei lettori a ricercare la propria interiore verità, avendo come fine un deciso e perentorio distacco dal peccato.

 

La resurrezione dantesca dai luoghi del dolore viene salutata insieme suo compagno dal "rived er le stelle", per approdare ad altro Emisfero, luogo in cui si staglia imperiosa la montagna del Purgatorio che si purifica dalle tenebre infernali con la vivida visione solare il cui influsso cadenza l'alternarsi del giorno e della notte.

 

Francesco Vetere
Author: Francesco Vetere
Biografia:
Docente emerito dei Licei, è uno studioso di grande valenza, acuto scrittore, poeta, saggista e critico letterario. I suoi commenti in prosa e versi sono stati apprezzati in molte manifestazioni culturali, vergati e declamati con grande afflato, carico e denso di grande significato e di “sentimento”. È autore delle seguenti sillogi poetiche: "Lo sguardo e la memoria", "Saggio poetico di storia umana", "Eroi in poesia", "Lirici Greci e Latini"; Saggi in prosa: "Apocalisse e Cristo", "Hermetica", "Egittologia", "Theologica", "Religioni orientali", "Monachesimo illuminato", "Boheme e Scapigliatura", "Saggio letterario sul primo 900", "Autori stranieri dell’800", "Gli Evi della Letteratura italiana"; "Silloge di pensieri sparsi". Le opere citate sono state da me commentate secondo il percorso tracciato dall’autore. (Antonio Aiello)