Oggi vi voglio parlare della battuta che il 6 aprile 2022 il Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi ha fatto sui condizionatori. Ha chiesto provocatoriamente se vogliamo la pace o avere l’aria condizionata accesa durante l’estate.
Al di là della battuta c’è la necessità di ridurre i consumi di energia, limitando all’essenziale sia l’uso dell’aria condizionata che del riscaldamento.
Però questo invito a ridurre i consumi non va rivolto ai cittadini. Oppure c’è qualcuno che crede che i cittadini tengono inutilmente i termosifoni ad una temperatura troppo elevata o che regolino i condizionatori ad una temperatura troppo bassa (quelli che ce l’hanno il condizionatore) per sprecare energia? Vediamo chi è che spreca l’energia.
A tutti voi sarà capitato di passare di notte davanti ad un edificio pubblico e di notare che le luci sono tenute accese, nonostante che l’edificio a quell’ora sia vuoto.
Dall’esterno possiamo solo notare che le luci sono accese. Non ci rendiamo conto se anche l’impianto di riscaldamento è acceso. Ci accorgiamo invece (dal rumore) se l’impianto dell’aria condizionata è acceso. E questo capita spesso. Passando accanto ad un ufficio pubblico durante l’orario di chiusura ci accorgiamo spesso che l’aria condizionata viene lasciata accesa la notte per trovare l’ufficio fresco la mattina dopo. E se ci passiamo il sabato o la domenica? Lo stesso: l’aria condizionata viene lasciata accesa nel fine settimana per trovare l’ufficio fresco il lunedì mattina.
Inoltre troviamo spesso negli uffici pubblici riscaldamento o aria condizionata accesi e porte e finestre spalancate. E non solo adesso che a causa della diffusione del coronavirus è opportuno il ricambio dell’aria, ma sempre.
Pertanto se il Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi vuole evitare gli sprechi dei energia non si deve rivolgere ai cittadini (che già fanno il possibile per risparmiare) ma alle burocrazie, cioè a persone che, stando negli uffici pubblici, si possono permettere di sperperare perché sanno che non saranno loro a pagare le bollette.
Come al solito giungiamo sempre allo stesso risultato: il guaio più grosso che ha l’Italia è la burocrazia. Se si parla delle difficoltà ad arginare l’epidemia da coronavirus si tira in ballo la burocrazia. Se non si riesce a realizzare opere pubbliche già finanziate e si perdono i finanziamenti si tira in ballo la burocrazia.
Una burocrazia onnipotente, inutile e dannosa. La burocrazia è la palla al piede dell’Italia. La burocrazia è il “vagone frenato” che impedisce al treno dell’Italia di correre e di superare gli ostacoli.
Tutti si lamentano della burocrazia, ma nessuno parla della soluzione: licenziare i burocrati.
Perché?
Perché i burocrati votano, e tutti i politici vogliono i voti dei burocrati e i voti che i burocrati controllano. La soluzione che si potrebbe trovare, anche se utopistica, potrebbe essere questa: licenziare i burocrati e togliere a loro e alle loro famiglie il diritto di voto per un periodo abbastanza lungo, ad esempio 10 anni.