di Antonietta Malito

GRIMALDI - Ci sono ricordi che si affacciano timidi alla memoria, come fotografie sbiadite dal tempo, eppure capaci, in un solo lampo, di riportare alla luce un volto, uno sguardo, una presenza che non si è mai veramente dissolta.

Il mio ricordo di Annamaria è breve, persino fragile, ma ha radici profonde. Risale alla mia infanzia, quando ancora i pomeriggi estivi avevano il profumo delle voci leggere dei giochi per strada. Lei era lì, sull’uscio di casa, lungo la discesa che portava al grande portone dove abitavano le suore. Ricordo i suoi capelli lisci, lunghi, e un sorriso che sfiorava appena le labbra, come se volesse restare sospeso tra ciò che è detto e ciò che si intuisce.

Annamaria ci guardava giocare. Talvolta, con dolcezza, interveniva nei nostri discorsi di bambine. Non ricordo la sua voce, e questo mi dispiace davvero. Ma ho impressa dentro me la sua presenza discreta, quella delicatezza che non ha mai preteso di farsi notare, ma che ha saputo lasciare un segno. C’era, in lei, una forma di silenzio che non era assenza, ma rispetto. Forse una timidezza antica, forse la consapevolezza di un mondo più grande, lontano da quella realtà che pareva immobile e senza slanci. Chissà cosa sognava, ferma lì, con quegli occhi che sembravano scrutare un altrove che nessuno di noi bambini poteva comprendere. Il tempo ha sfuocato i contorni di quei giorni, e molti dettagli sono andati perduti.

Rivedo sua madre, tornare a sera con un fascio di legna sulla testa, e suo padre seguirla trascinando un tronco d’albero lungo la via, al temine di una giornata di fatica. Poi ancora nebbia, e più avanti nella memoria, un’altra casa, più in basso, ancora più vicino alle suore. Lì, visse con sua zia insieme a suo fratello Amedeo. Di Carlo, l’altro fratello, ho solo qualche parola affiorata nel ricordo, poi di nuovo il vuoto. Eppure, qualcosa è rimasto. Quel sorriso lieve, e quegli occhi che forse erano tristi, forse solo troppo consapevoli per la loro età. Occhi che non hanno mai abbandonato del tutto il mio cuore.

Oggi, nella chiesa di Sant’Antonio - che ha significato casa, ritorno, abbraccio in un luogo che le fu certamente caro - Annamaria è stata salutata per l’ultima volta. Lo hanno fatto familiari e amici e chi, come me, l’ha solo incrociata, senza davvero conoscerla, ma portandola dentro come una presenza gentile. Ci sono vite che sembrano passare leggere, quasi senza fare rumore, ma che in realtà hanno avuto il dono più raro: quello di non ferire mai, di non reclamare nulla, di restare nel cuore degli altri come una carezza che si ricorda nei giorni più difficili.

Addio, Annamaria. E grazie per quel sorriso appena accennato, per quella luce negli occhi, per il tuo modo di essere presenza discreta eppure incancellabile.

ANTONIETTA MALITO
Author: ANTONIETTA MALITO
Biografia:
Antonietta Malito è una giornalista e scrittrice. Nata a Cosenza, vive a Grimaldi. È laureata in Scienze economiche e sociali. Ha collaborato con diverse testate giornalistiche e oggi scrive per Italiani.it, la rete degli italiani nel mondo. La sua prima raccolta poetica si intitola "Trasparente, pensieri e poesie" (Atlantide edizioni, Rogliano, 2019). Ha una grande passione per la natura e la fotografia.