A pochi chilometri da Rogliano, sulla provinciale per Parenti, paese silano, vi è il vecchio ponte della “Scaromana” italianizzato “Ischia romana”, la cui etimologia forse potrebbe derivare da una materia secca, ricavata da un fungo “Fomes fomentarius”, che posta sulla pietra focaia si accendeva con le scintille prodotte dall’acciarino (esca) usata nell’antichità, oppure dal nome volgare dell’albero “Quercus robur” delle fagacee dal latino “aesculus”, alto quaranta metri. Questi alberi anticamente, venivano usati dai romani per le loro diverse costruzioni, soprattutto perché erano resistenti al tempo. I tronchi, dopo essere tagliati nel folto bosco silano e gettati nella corrente del Savuto, venivano attratti e ripescati proprio sul luogo più agevole dove, dopo vari secoli, nel 1582, al tempo della dominazione spagnola, venne costruito il ponte della “Ischia o Esca Romana” da mastro Sansonetto Belsito. La forte costruzione del ponte durò fino agli anni ’20 del secolo scorso e si notano ancora i forti tronconi dei muri di sostegno di destra e di sinistra.
In tempi antichi anche i Papi “chiesero per i travi della Basilica del Vaticano i pini della mia Calabria” (Padula). Nella cripta della Basilica Vaticana si legge: “Benedictus XII tecta veteris basilicae restituit, advectis e Calabri trabilus Abregnis longitudine CXXXIII palmis”. (Benedetto XII° ricostruì il tetto della vecchia basilica, dopo aver fatto trasportare dalla Calabria delle travi di abete per una lunghezza di 133 palmi).
Nota: Benedetto XII° cioè il cardinale francese Jacques Fournier.

dal volume: "Luoghi di Rogliano tra etimologia e storia", del compianto professore Egidio Sottile
- Atlantide edizioni

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