I filosofi greci hanno stabilito le tre grandi coordinate dell'intero pensiero occidentale; mantenute sino all'età contemporanea: la conoscenza (il sapere), l'etica (il bene) e l'estetica (il bello).
Tuttavia in ciascuno dei terzieri della planimetria universale compare la medesima sostanza unificatrice: la perfezione e l'armonia.
Mantenendo lo sguardo storico-filosofico dobbiamo però concludere che uno dei più interessanti aggiornamenti intervenuti nel pensiero occidentale è venuto da un non filosofo: lo psicologo USA Daniel Goleman al quale va il non piccolo merito di aver stabilito la quarta coordinata: il Pàthos, inteso come capacità di suscitare un'intensa emozione e una totale partecipazione sul piano estetico o affettivo.
Già, il Pathos.

Un minuscolo e subdolo virus ha messo a dura prova la nostra salute ma anche la nostra sensibilità.
L'immagine relativamente recente e tristemente passata alla storia dei camion militari che, di notte e in silenzio, portavano via le vittime del Covid-19, a Bergamo, in un freddo corteo funebre, senza parenti e amici, ha restituito alla morte un valore universale, pubblico, da sempre inscritto nelle comunità umane, ma ormai da tempo per lo più relegato solo alla dimensione individuale e familiare. 

Manca poco più di un mese a Natale. Nessuno può fare previsioni, ma la lontananza dai parenti può far male, specialmente agli anziani, così come la vicinanza, che può essere occasione di contagio.

Un microscopico virus sta svelando agli umani tutta la loro insignificanza e impotenza, come solo i grandi del pensiero come Copernico, Darwin, Freud e forse Leopardi avevano saputo fare precedentemente.

Improvvisamente ci siamo resi conto di come la società supertecnologica e iperglobalizzata che abbiamo costruito si trovi di fronte a una minaccia esistenziale per cause esterne da noi attualmente poco modificabili.
Non tutto è controllabile e addomesticabile, in primis la natura.

Mentre politici, scienziati, economisti, medici ed esperti, a vario titolo, sono impegnati nel programmare nei dettagli la fase di ripresa, altre questioni - di carattere certamente urgente – rischiano di restare senza risposta: che ne sarà domani della nostra società?

La protesta sociale potrebbe montare, come già successo in alcune occasioni. Commercianti, ristoratori, baristi, palestre aspettano di riaprire.

C'è molto a cui ripensare: in particolare alla crescente disuguaglianza sociale e di reddito (tra il Nord e il Sud del nostro Paese e diverse categorie), i rapporti tra Stati che dovranno basarsi non più sulla sola competizione, ma sulla collaborazione; il green new deal da consolidare; la scuola e l’università da rivedere completamente.

Niente visite ai parenti nè spostamenti fra comuni e regioni in questo Natale? Aspettiamo le indicazioni del Governo.
Mentre già da tempo i supermercati hanno esposto panettoni e torroni, troppe incertezze incombono sulla festa più sentita dell'anno.

Le luci di Natale si stanno per accendere, ma, con esse, tante ombre, dubbi sul futuro e molta speranza.

Il virus ha distrutto tante certezze. Sta a noi tutti impegnarci a crearne di nuove, quando la pandemia sarà finita.

Anna Maria Stefanini, insegnante 



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