di Antonietta Malito
Oggi, nella comunità belsitese si è respirato un senso profondo di umanità e accoglienza. Tre bambini, provenienti da famiglie migranti, accolte dal progetto Sai “Il filo dell’accoglienza”, hanno ricevuto il sacramento del battesimo in una cerimonia partecipata e toccante, officiata dal parroco Don Emanuele Mastrilli.
I loro nomi (Ernestine, Gomez e Princess), raccontano storie di viaggio, di speranza, di futuro. Due di questi piccoli sono fratello e sorella e provengono dal Camerun; la terza è una bambina nigeriana. Oggi non c’erano distanze, né confini, ma solo mani tese e cuori aperti. Lo ha ricordato con forza Don Emanuele, sottolineando che «Non esistono confini, perché siamo tutti figli di Dio».
La comunità, guidata dal sindaco Elvira Cozza, ha saputo mostrare il volto migliore dell’Italia dell’accoglienza. Il progetto Sai, attivo dal 2016 e fortemente voluto dal vicesindaco Antonio Basile, rappresenta un esempio concreto di integrazione possibile.
Gestito dalla cooperativa sociale Atlante, “Il filo dell’accoglienza” non è solo un sistema di ospitalità, ma un vero e proprio percorso di accompagnamento verso una vita dignitosa, che include corsi di lingua italiana, inserimenti scolastici per i minori, percorsi di formazione e lavoro per gli adulti. Una trama che lega vite e storie, come i fili della seta che, nel passato, hanno reso famoso questo piccolo comune calabrese, attraendo mercanti e visitatori.
Al termine della celebrazione, la comunità ha festeggiato insieme. Un buffet condiviso e una magnifica torta, il pianobar offerto dall’amministrazione comunale sono segni semplici ma profondi di una festa che è diventata patrimonio di tutti, simbolo di una cittadinanza che si costruisce giorno dopo giorno, anche attraverso gesti di fede e amore.
Il battesimo di questi tre bambini non è stato solo un evento religioso, ma un chiaro messaggio che, a Belsito, l’integrazione è una realtà vissuta. E in un tempo in cui spesso si alzano muri e si chiudono porte, questa piccola comunità ci ricorda che un altro modo di vivere insieme è possibile. Basta volerlo, con rispetto, con impegno, con amore, perché accogliere è un atto di umanità.