GRIMALDI - La storia dell'antico Monastero dello Spirito Santo è lunga e ricca di avvenimenti, tanto da renderlo uno dei luoghi più affascinanti di tutto il paese. Ne riporto qui solo una parte, soffermandomi a fare alcune considerazioni. Nel 1652, Papa Innocenzo X, con la bolla datata 15 ottobre, decretò la soppressione di tutti i monasteri e i piccoli conventi nei quali, a causa dell’esiguo numero di frati, non si osservava, né si poteva osservare, la disciplina religiosa.
Il Monastero dello Spirito Santo venne soppresso e l’allora Arcivescovo di Cosenza, Giuseppe Maria Sanfelice, ordinò ai parroci di Grimaldi di inventariare tutti gli oggetti esistenti nella chiesa. Con l’inventario, redatto il 23 aprile 1653, il priore, Padre fra’ Vincenzo De Filippis, consegnò ai parroci don Tommaso d’Epiro e don Perenzio Rollo tutto ciò che adornava i quattro altari presenti nella chiesa, tra cui un quadro dello Spirito Santo e un quadro “nuovo e piccolo” di Sant’Antonio da Padova, che erano esposti entrambi sull'altare maggiore, e una campana che era custodita nel muro esterno della chiesa. Tutti i beni inventariati sarebbero stati poi consegnati secondo le indicazioni dell’Arcivescovo.
Per evitare che la chiesa rimanesse vuota e senza cure, già nel 1653 fu fatto cappellano il sacerdote Giovambattista Schettini, il quale, il 25 ottobre, prese possesso del complesso monastico (fu il primo prete a farlo), ed esercitò questo ufficio fino al 1659, quando a lui si associò il sacerdote don Paolo Rogliano, il quale, morto Schettini, vi rimase fino al 1663.
In seguito a degli “imbrogli” fu mandato a Grimaldi l’Arciprete di Mangone, don Flaminio Grani, a prendere informazioni. La cappellanìa fu soppressa e poi trasferita nella chiesa parrocchiale, e si stabilì come impiegare le entrate del Monastero.
I cittadini di Grimaldi, allora, nel cercare di trovare un ordine religioso che dimorasse nel Monastero dello Spirito Santo, si rivolsero ai religiosi di San Francesco d’Assisi, precisamente ai Riformati, che “vivevano di sole elemosine”. Pertanto, nel febbraio 1662, i grimaldesi si obbligarono a rifare il Monastero e a contribuire al sostentamento dei dodici religiosi che vi andarono ad abitare il 5 luglio del 1665.
Ai frati vennero consegnati annualmente: sessanta forme di formaggio, cinquanta litri di olio, due maiali (per il grasso), trenta pezze di lana (per il vestiario). Inoltre: due tomoli di grano bianco al mese, un barile di vino a settimana, una pietanza ogni domenica ed ogni giovedì.
Nel 1702, i Riformati, “rifatto il Convento”, concessero un luogo, a loro non necessario, a una Congregazione, che fu denominata “delle stimmate di San Francesco”. Si trattò di una stanza situata alle spalle del coro.
Questa stanza potrebbe essere una di quelle presenti nel chiostro monastico adiacente alla chiesa, e precisamente quella più prossima al coro. Si presume inoltre, ma è solo una supposizione, che la statua di San Francesco d’Assisi, oggi custodita nella chiesa madre intitolata agli apostoli Pietro e Paolo, si trovasse anticamente proprio in questa stanza o comunque nella chiesa che oggi porta il nome di Sant'Antonio da Padova.
In realtà, un’altra statua del poverello di Assisi è custodita in una nicchia dell’abside, alle spalle dell’altare, tuttavia, la sua fattura si fa risalire alla fine del ‘700, periodo in cui la chiesa di Sant'Antonio subì delle profonde modifiche architettoniche, secondo i canoni dell’arte tardo-barocca.
Questo avvalorerebbe la tesi, secondo la quale, la statua di San Francesco d’Assisi della chiesa madre, si trovasse un tempo proprio al Convento.

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