di Omar Falvo
“Definisco il cammino vita…il cammino è vita”, con queste parole, tratte da uno stralcio della piacevole chiacchierata con don Santino Borrelli, parroco di Donnici, in provincia di Cosenza, apro questa piacevole intervista.
Una bella pagina per me, un racconto che tenterò di portare nelle vostre case in punta di piedi, o meglio con l’unione delle parole su questo foglio bianco. Parola dopo parola, frase dopo frase, per creare un vero e proprio “cammino”, metaforicamente parlando, proprio come quello del protagonista di questa storia. Non è un racconto nato dalla penna di Charlers Dickens, bensì la “storia” del sacerdote pellegrino: una vera e propria fiaba dei giorni nostri, dove la fede, l’amore, sprigiona tutta la sua forza da ogni prospettiva, passo dopo passo. Una racconto autentico, scritto camminando, tra i luoghi della vera sofferenza per trovare il senso della vita. Il cammino di Santiago per ben 20 volte, nella martoriata Ucraina, in Terra Santa, e ancora in Francia, sono solo alcuni dei “cammini” portati avanti dalla fede di don Santino. Nelle prossime settimane il Canada sarà la location del prossimo viaggio del parroco pellegrino, un modo per ritrovare e dire “grazie per il loro sacrificio” alla comunità italiana in quei territori.
“Cammino da diversi anni, ho fatto il cammino di Santiago per 20 volte. Poi in Ucraina, in Francia, in Terra Santa, in Italia, Bosnia, Medjugorje, e ancora a piedi da Donnici fino a Roma per incontrare il Papa”, ci confida don Santino Borrelli. “In ogni cammino scopro qualcosa di nuovo, faccio esperienza di vita. Definisco il cammino “Vita”…il cammino è vita! La vita che vorremmo, tranquilla, in pace, senza conflitti. Chi cammina sperimenta stanchezza, solitudine, eventi magici”, ci racconta il parroco pellegrino.
- Tra solitudine, stanchezza e incontri inaspettati: qual è stata la tappa più difficile dei suoi viaggi e cosa le ha insegnato?
“La tappa più difficile? Sicuramente quando ho camminato nei territori palestinesi e verso Israele. In quei luoghi ho sperimentato, sulla mia pelle, cosa significa questa guerra assurda. Ho percepito la vera sofferenza, quella degli indifesi, dei bambini e degli anziani. Anche da Leopoli, in Ucraina, a Częstochowa, in Polonia, altra tappa difficile. Sentivamo le sirene sempre che avvertivano del pericolo imminente. Erano momenti difficili!”.
- Chi si mette in cammino si ritrova, può raccontarci qualcosa?
“Nel camminare si trova sempre qualcosa che ti rigenera, ti cambia, ti migliora. Questo è quello che vive un pellegrino: camminare aiuta le persone a ritrovare il senso della vita e delle cose! L’incontro più sorprendente è stato a Gerusalemme! C’era un sacerdote vicino a me che ha rinunciato a entrare nel luogo della Resurrezione, cedendomi il suo posto. Questo sacrificio mi ha dato la possibilità di poter stare nel luogo dove Cristo è risorto e celebrare l’eucarestia. Inoltre, nei territori palestinesi quando camminavamo, eravamo in due, le persone ci offrivano la frutta, il pane. Sentire questo è sentire amore. Anche in Ucraina le persone in guerra ci hanno ospitato in casa. Ci davano quel poco che avevano. Noi ci sentivamo imbarazzati, il loro gesto d’amore era abbondante. Dove c’è odio il pellegrino legge amore. Camminare è questo! Anche quando arriva lo sconforto, il cammino diventa una prova di fede: testimonianza di vita”.
- A breve partirà per il Canada, qual è lo scopo di questo viaggio? C’è un simbolo che porterà con sé?
“Il cammino in Canada sarà particolare, non esiste, infatti, una tradizione di un cammino in Canada, stanno creando un sentiero canadese, poco conosciuto e ancora poco organizzato. Ho pensato di andare in Canada, non perché c’è un santuario preciso. Camminare in Canada significa andare verso un santuario speciale. Papa Leone, negli ultimi giorni ha detto: “Dio dimora nel cuore”, andrò a piedi, farò circa 700 chilometri in questo nuovo viaggio. Da Ottawa a Toronto-Hamilton, a piedi per incontrare la comunità italiana, gli amici e i tanti club creati dagli italiani che vivono in Canada. E’ un dire grazie agli italiani per il loro sacrificio, lasciando la nazione hanno trovato il Canada come casa nuova dove abitare. Hanno una grande nostalgia, porto un poco il saluto di tutti, è un cammino del cuore, andando verso il cuore, rivedere e sentire i sentimenti più profondi che ci sono. Nasce da questo desiderio il cammino. Immagino già quello che vedremo. Grazie ai Social, sicuramente condividerò le emozioni di tutto quello che avverrà. Porterò un segno da distribuire: una piccola croce in legno”.
- Cosa mette nel suo “zaino essenziale” oltre agli oggetti materiali?
“Preparare lo zaino è sempre difficile, troppe volte mettiamo spesso il superfluo. Più cammini e più ti liberi proprio di ciò che è superfluo. Il poco che resta è sufficiente ed è sempre in più. Porto nello zaino quello che manca oggi: tanto amore, affetto e abbracci. Sarà un continuo vivere”.
- E per il futuro?
“L’anno prossimo le proposte saranno diverse. Probabilmente tra i monasteri buddisti in Giappone”.