Grimaldi perde oggi un altro “pezzo” del suo cuore e della sua storia: Rosario Amantea, per tutti don Rosario. La sua morte ha commosso l’intera comunità, che unanime ha espresso su Facebook un sentito e partecipato cordoglio alla sorella Erminia.
Come dimenticare don Rosario? La sua figura di uomo buono, mite e solitario resterà per sempre impressa nella mente di tutti noi che lo abbiamo conosciuto.
La sua vita, per niente facile, lo aveva segnato nell’anima e nel corpo fin da giovane.
Discendente di un nobile casato (uno dei suoi avi fu l’illustre Filippo Amantea Mannelli, presidente della prestigiosa Accademia Cosentina), Rosario aveva coltivato, fin dai tempi della scuola, una grande passione per le materie umanistiche.
Fu studente universitario nella città di Bari, ma un destino avverso non gli consentì di giungere alla laurea. Pare che alcune frequentazioni “sbagliate”, intraprese nella città pugliese, lo avessero allontanato da quello che sembrava il fine primario della sua esistenza, tanto che per richiamarlo all’ordine, la famiglia lo fece rientrare a Grimaldi.
Nel suo paese, Rosario iniziò a lasciarsi andare pian piano, rinunciando per sempre ai suoi sogni. Giorno dopo giorno, la sua vita prese una direzione diversa da quella sperata.
Lo ricordo sempre solo e chiuso in se stesso, perso nei suoi pensieri come nel fumo delle sigarette che non esitava a chiedere ai passanti.
Fino a qualche anno fa, lo si vedeva spesso in giro per le vie del paese, solo e smarrito in un mondo tutto suo. Un mondo fatto di silenzi, nel quale si muoveva chino sui suoi passi cadenzati e lenti, probabilmente alla ricerca di se stesso e di un passato ormai lontano.
Tuttavia, don Rosario era ben contento quando qualcuno gli rivolgeva la parola. Aveva una dote rara: l’empatia. Riusciva a percepire subito gli stati d’animo dei suoi interlocutori, ne intuiva la personalità solo osservandone i gesti o ascoltandone poche parole. Indovinava il segno zodiacale di ognuno, pur ignorandone la data di nascita. Questa sua abilità mi impressionava e mi affascinava al tempo stesso.
La passione per la letteratura non l’aveva mai abbandonato: conosceva il latino, ricordava a memoria alcuni canti della Divina Commedia e, spesso, annoverava i grandi autori e le loro opere.
Da tempo, non lo si vedeva più in paese. Per via della sua salute precaria era ricoverato in una residenza sanitaria assistenziale, dove si è spento.
Credo che avesse poco più di 70 anni, ma non ne sono certa.
Quello che so con certezza, invece, è che resterà per sempre nella memoria dei grimaldesi, che oggi lo ricordano con affetto, perché Rosario Amantea era una persona silenziosa e sensibile, probabilmente un incompreso, ma un uomo che aveva dentro un mondo di bellezza e di buoni sentimenti.
 
(Foto di Domenico Valenti)
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