di Giuseppe Pizzuti*

La Calabria abbonda di proverbi, incisivi, chiari, immaginosi. Essi sono espressione della civiltà e delle condizioni del popolo calabrese. E poiché la civiltà è stata, se non esclusivamente, certo prevalentemente contadina, molti riguardano l'agricoltura, la meteorologia, la pastorizia. Della vita del popolo, ricca solo di stenti e di privazioni, senza speranza e senza fede nell'avvenire, sono derivati molti proverbi e modi di dire proverbiali sulla miseria dei molti, la ricchezza e il potere dei pochi, l'egoismo, la cupidigia, l'individualismo, l'antisocialità.

Nel dialetto calabrese la parola "proverbi" è sostituita da "dittu" ed è spesso seguita da "'e l'antichi" o "'e da bonanima 'e nonnu", oppure "l'antichi dicianu".
Di seguito una rassegna dei proverbi più comuni e citati nei Paesi della Valle del Savuto.

AIELLO CALABRO
Lu tempu è mastru, e tu speri ca vidi (Il tempo è maestro, spera e vedrai).

APRIGLIANO
Apriglianu largu e vucca e struttu e manu (Aprigliano generoso a parole e non per i fatti).
A Apriglianu maritace e a Pietrafitta 'nzuracce (Ad Aprigliano trovati il marito e a Pietrafitta la moglie).

BELSITO
A vacca cu 'u mangia cu lu voe o ha mangiatu prima o mangia poi (La mucca che non mangia con il bue o ha mangiato prima o mangerà poi).

BIANCHI
U ciucciu chi u ffa lla cuda alli tri anni u lla fa cchiù! (L'asino che non ha fatto la coda a tre anni non la fa più!).
Chiacchiere e tabbachere e lignu a banca e Napuli u 'nde 'mpigna (Alla banca di Napoli non si accettano in pegno chiacchiere e portatabacco di legno).

CARPANZANO
A mali 'ncini hamu mpicatu e viertule (A cattivi uncini abbiamo appeso le bisacce, cioè abbiamo sperato nelle persone o - situazioni - sbagliate).

CELLARA
'Nu ghjati truoppu avuti cà caditi tantu de la grannizza chi purtati cà de denari nun ne discerniti e nemmenu di nù buonu parentatu (Non camminate troppo alti perché cadrete a causa della superbia che avete, perché non provenite né da denari (famiglie ricche) né da un nobile parentato).
Pezzente sì, ma lordu pecchì? (Pezzente sì, ma perché anche sporco?, cioè la povertà non è sinonimo di sporcizia).

COLOSIMI
U viziu e natura finu alla morte dura (I vizi durano fino alla morte).
A vurpa si un jiungia all'uva dicia che amara (La volpe che non arriva all'uva dice che è amara, cioè chi non riesce a ottenere qualcosa finisce col disprezzarla).

GRIMALDI
E' megliu na chiovuta a maju de nu carru d'oro (Meglio una pioggia a maggio che un carro d'oro)
L'acqua fa male e ru vinu fa cantare (L'acqua fa male e ilvino fa cantare).
Si u mprestu fossi bonu, ognunu 'mprestassi ra mugliera (Se il prestito fosse una cosa buona,ognuno presterebbe la moglie).

LAGO
E' miegliu oie l'uavu ca dumani a gallina (E' meglio un uovo oggi che la gallina domani).

MALITO
Para ca tegnu na Parrara (Sembra che ho una Parrara, cioè di avere una miniera: infatti Parrara è il nome di una cava malitese).
Cumpunna la numìa curu cardune, u pirui mastru 'ntone cu bajana (Confonde l'erba con il cardone, un tipo di pera con il baccello delle fave).

MANGONE
U gammarellu chi troppu anna, chju prestu perda ca guadagna (Le persone che vanno troppo in giro, rischiano di perdere anziché guadagnare)
U mmasciaturu chi ritarda male notizie porta (L'ambasciatore che ritarda porta cattive notizie).

MARZI
Ficiaru colleganza cani e lupi, povere pecorelle amare crape (Quando si alleano cani e lupi, povere pecorelle amare capre).

PANETTIERI
Allu Rusaru e castagne intra u panaru (Per la festa della Madonna del Rosario, le castagne sono già nel paniere: la prima domenica di ottobre coincide, infatti, con il primo giorno della raccolta delle castagne).

PARENTI
A passu miarula ca a via è petrarusa (Cammina a passo del merlo perché la via è malridotta, cioè quando le cose non vanno bene, conviene procedere con prudenza).
All'urtu ce vò curtaglia e allu munnu furtuna (All'orto ci vuole concime e al mondo fortuna).
Cose 'e notte vrigogna e juornu (Cose di notte, vergogna di giorno).

PEDIVIGLIANO
U lupu gurdu 'un crida u dijuno (Il lupo grasso non crede al digiuno, cioè il ricco non crede alle difficoltà del povero).

ROGLIANO
Abbuttu un crida allu diunu (Chi è sazio non crede a chi è digiuno).
A cucuzza cu l'acqua sua s'ha de cocire (La zucca deve cuocere nel proprio brodo).

SANTO STEFANO DI ROGLIANO
Chine simmina spine un po' jire scavuzu (Chi semina spine non può camminare scalzo).
Marzu fa lu jure e apriue ne ha l'unure (Marzo fa il fiore e aprile ne ha l'onore).

SCIGLIANO
A gallina chi camina tena sempre a vozza china (La gallina che cammina ha sempre lo stomaco pieno, cioè chi va in giro a chiedere notizie, sa sempre tutto di tutti).

*docente

 

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