di Antonietta Malito
Questa sera, Piazza Giuseppe Amantea si è trasformata in un grande abbraccio collettivo, grazie alla Sagra degli Gnocchi, appuntamento che segna l’inizio dell’estate grimaldese, promossa con passione dalla Pro Loco in collaborazione con l’amministrazione comunale.
Molto più di un semplice evento gastronomico, perché è un rito di comunità, un gesto d’amore verso il paese e le sue radici.
Il profumo degli gnocchi fatti a mano, conditi secondo ricette tramandate di generazione in generazione, riempie l’aria mentre la piazza si popola di volti familiari, risate, strette di mano e racconti. Un momento che unisce sapori e memoria, convivialità e speranza.
Piazza Giuseppe Amantea, scelta non a caso, custodisce l’anima di Grimaldi. Qui si affaccia la parte retrostante della chiesa madre, con il campanile e l’orologio che scandiscono un tempo antico, quello in cui questo luogo simbolo di Grimaldi era il cuore pulsante del paese. Qui sorgevano botteghe, si incrociavano storie, si costruiva il tessuto sociale. Oggi, il silenzio di queste vie spopolate racconta di partenze, di botteghe chiuse, di voci che si sono spente. Ma proprio da qui può e deve ripartire il respiro del borgo. L’obiettivo è chiaro: riaccendere la vita. L’estate deve essere il tempo della rinascita, del ritorno, dell’incontro.
Con eventi come la Sagra degli Gnocchi si cerca di far rivivere il centro storico, restituendogli il ruolo di cuore sociale e culturale che per decenni ha ricoperto. La festa diventa così non solo un’occasione per gustare piatti sapientemente preparati, ma un invito a ritrovare un senso di comunità, a custodire e tramandare tradizioni che rischiano di perdersi.
La serata promette di essere speciale per il cibo e l’atmosfera. Tra le luci calde della piazza, le voci che si rincorrono tra i tavoli, le note di musica popolare e l’eco di una Grimaldi che vuole tornare a vivere. Perché, in fondo, ogni gnocco servito questa sera sarà un piccolo gesto di resistenza contro l’oblio. Un modo per dire che le radici contano, che la bellezza del passato può ancora illuminare il presente, e che il borgo antico può e deve tornare a pulsare.