Le dottrine filosofiche dei Discepoli di Platone, ritenute obsolete nelle loro empiriche formulazioni, vengono fortemente contestate nel luogo deputato alle dissertazioni filosofiche, ovvero il Peripatos, privilegiando le istanze in cui Scienzame Natura sono entità in stretto nesso fra loro.

Il grande Alessandro riceve crisma culturale da Aristotele, macedone di patria e stagirita di nascita, e pur nella diversità di contrastanti e inconciliabili idee politiche, il Filosofo precettore nutre il giovane Re di ideali che sublimano la cultura greca e della superiorità intellettuale da riversare in alveo universale.

Il pensiero aristotelico è ammantato di riservato ermetismo, racchiuso in un Corpus di difficile interpretazione. Una nuova concezione teologica fluisce nella sua mente, fino ad individuare la somma perfezione in Dio attraverso la filosofia come scienza di rigenerazione del Divino. Lo scontro tra Realismo empirico di Aristotele e Iperrealismo platonico si traduce in netta divergenza di idee perché lo spirito dello Stagirita leva lo sguardo verso le umane vicende, per cui la vita è pura contemplazione, avulsa da desideri e da necessità, spaziando così nell’universo dopo aver analizzato ogni sfumatura. 

 

 

Aristotele si nutre di linfa platonica già dalla prima gioventù, ma ne rimane distante avendo Egli formazione sociale e politica forgiata dalle sue origini macedoni. Alle istanze classiche del modello ateniese antepone l’ideale cosmopolita e scientifico poiché la visione etica della vita lo induce ad indagare sulla conoscenza e sui fini da cui è motivata. Da ciò nasce il concetto gnoseologico dopo contezza che lo spirito umano ha capacità di conoscere mercè la forza della filosofia che stimola la virtù a valersi della ragione onde considerare le cose della vita sotto valenza etica e universale, per scoprirne viepiù l’unità superiore e avere una visione verso il particolare.

Grandioso è il suo pensiero sulla Giustizia, vista come virtù autonoma necessaria e come fondamento etico di un regno non virtuale ma reale grazie all’equità delle leggi “erga omnes”.

Dunque l’Etica pervade la Giustizia quale strumento di assoluto dominio sugli istinti e come moderatrice di atteggiamenti prevaricatori, specie quando la politica li avalla. Da matrice etica si generano le Virtù, da cui scaturisce la sapienza prerogativa dei soli filosofi, mentre ad una larga frangia di umanità è demandata una saggezza intrisa di prudenza.

La Logica, in quanto costola della Metafisica è una realtà soprannaturale che sovrasta tutto ciò che è fisico, dunque una scienza che supera la materia per porsi come chiave di lettura per la scoperta del giusto sapere e della verità. Per cui Metafisica e Logica s’identificano con la “Filosofia prima”, quale essenza immutabile di tutte le cose, volta alla ricerca della via maestra, ultima ed eterna meta, che attraverso lo studio della Teologia possa approdare a Dio. 

 

 

Secondo incerta ed empirica teoria, la Logica ha poliedrica aderenza al “formale” e al “materiale”, ma lo Stagirita rivisita e riordina il concetto dopo abiura delle “idee platoniche”, ovvero non esistono innate intuizioni ma la “cognitivo ex causa” risponde al criterio sensitivo.

Proprio dai sensi si diparte l’immaginazione pura, madre della possibilità di formulare i concetti senza oscure coltri ma chiari e intelligibili.

La teoria logica genera il sillogismo deduttivo che Aristotele pone come base di un meditato ragionamento, che affonda le radici nell’essenza mortale dell’uomo e nel sistema matematico della quantità. Tuttavia, nonostante la differente teoria della mortalità e immortalità dell’anima, Aristotelismo e Cristianesimo si coagulano nelle originali teorie del Filosofo Aquinate, ovvero quel S. Tommaso che medierà le due istanze di pensiero.

Franco Vetere 

 

 

ARISTOTELE, ALLIEVO E CRITICO DELLA FILOSOFIA DI PLATONE

 Per Platone solo la poesia è generatrice di pensieri buoni e belli del poeta che prende lo slancio da un divino entusiasmo che ferve nel suo intimo e che è dono del nume.

La poesia per Aristotele è fondamentale perché produce la realtà attraverso i sentimenti, le emozioni e le sensazioni del poeta.

Platone, inoltre, asserisce che l’anima è articolata in modo differente a seconda dei tipi d’uomo: l’anima razionale è propria degli uomini d’oro, la cui caratteristica principale è la ragione; l’anima irascibile è propria degli uomini d’argento mentre l’anima concupiscibile è propria degli uomini di ferro, legati ai beni materiali e sensibili.

Secondo Platone l’anima è pure immortale e, quando il corpo muore esso accede alla visione delle Idee, elevandosi prima di reincarnarsi in un altro corpo, senza però ricordare ciò che ha visto nel mondo delle Idee.

L’anima è, per Aristotele, la struttura stessa del corpo che guida il funzionamento dei suoi organi per mantenerlo in vita, e quando lo lascia diventa cadavere senza vita. Le funzioni dell’anima sono tre: vegetativa, sensitiva ed intellettiva e quest’ultima, dotata di pensiero e volontà, è superiore alle altre e svolge anche le loro funzioni inferiori.

Tutte queste differenze non devono far pensare ad una contrapposizione netta fra Aristotele e Platone. Aristotele, pur andando oltre Platone, nel suo impianto filosofico reca forti eredità del maestro e analogie sostanziali.

Espressamente, all’ipotesi dell’esistenza di atomi in continuo divenire nel vuoto, sostenuta da Democrito, si contrappose il pensiero di Platone e in seguito quello di Aristotele. Platone nega l’esistenza del vuoto ed anche Aristotele, allievo di Platone, è attratto dall’ordine cosmico come il suo maestro e nel suo schema ordinato e simmetrico dell’universo, formato da una serie di sfere concentriche sulle quali sono collocati i pianeti, non c’è spazio per il vuoto e gli atomi di Democrito.

Sulle analogie sostanziali fra Platone e Aristotele la cultura occidentale, approfondendo e reinterpretando l’opera di questi due maestri in ambito specificatamente filosofico, ha avvicinato questi due giganti della filosofia sottolineando come l’impostazione generale del pensiero aristotelico sia debitrice dell’essenzialismo del maestro Platone, che rappresenta il loro concetto base comune.

In sostanza, i due pensatori vengono accomunati dal ricorso di entrambi all’intuizione intellettuale per ottenere ogni conoscenza che deve fondarsi sull’essenzialismo che è la ricerca dell’essenza e della sostanza delle cose che costituiscono la realtà naturale: il mondo che ci circonda, nel quale noi stessi viviamo e del quale siamo parte.

Antonio Aiello



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