Con la redazione de "La Voce del Savuto" oggi parliamo del piccolo comune di Bianchi, nella valle del Savuto. I colori primaverili di questi giorni avvolgono il luogo e rendono il tutto coinvolgente.  Situato a 800 metri di altitudine circa,  circondato da boschi secolari e da montagne mozzafiato, il Comune di Bianchi  sorge ai piedi della Sila. Querceti e castagneti rendono fiabesche le tante frazioni che  delineano i contorni  del paese. Sobborghi meravigliosi costituiscono la linfa vitale di questo territorio magico. 

Un viaggio immaginario nel Comune di Bianchi

In pochi minuti arriviamo nella frazione di Murachi, dove una stradina costruita in pietra attira il nostro sguardo. Dopo una breve sosta,  giusto il tempo  di  assaporare un profumo genuino che giunge dall'aria circostante, raggiungiamo la frazione di “Serra di Piro”. Due le ipotesi che spiegano questo nome bizzarro:  la prima ricollega il posto al brigante Piro, che probabilmente si nascondeva in questo territorio. La seconda invece parla di una pianta di pero presente in questa frazione, e dalla quale venne creata la statua di Sant’Antonio.  In questo piccolo paradiso terrestre le tradizione e la storia rurale persistono al tempo e creano un vero e proprio museo a cielo aperto. Nel primo pomeriggio, in questo viaggio fantastico e con un pizzico di immaginazione,  ci spostiamo  nella località Censo, passando prima dalla frazione di Palinudo.

La grotta del brigante Bianco,  scrigno di storia

Visitiamo  anche Ronchi e Paragolio. Restiamo folgorati  dalla bellezza di questi agglomerati abitativi, che ancora oggi conservano le caratteristiche antiche. Case in pietra, scalinate, scorci unici e rari rendono il comune di Bianchi unico nel suo genere. Di notevole importanza, immersa nella fitta vegetazione e nascosta lungo il fiume Coraci, la grotta del brigante Pietro Bianco. Buon viaggio nei borghi del Savuto.

Servizio  a cura di Omar Falvo

 Sicuramente in questo periodo storico, con una vera e propria guerra al coronavirus, nemico invisibile che volteggia nell'aria e non solo, le difficoltà per tanti sono facilmente visibili. Diversi i decreti emanati del Governo per tentare di arginare un possibile crollo economico del nostro sistema Paese. Nella giornata di oggi è arrivata la telefonata di Alessandro Ventura, giovane albergatore di Camigliatello Silano. Abbiamo ascoltato con attenzione le sue parole.  Dalla sua voce si  percepiva una rabbia scandita da una forte delusione. Alessandro ha raccontato la sua storia,ai nostri microfoni, sempre con estremo garbo.

Ho circa 10.000 euro di bollette da dover pagare. La mia pratica risulta in attesa

"Ovviamente come tantissimi imprenditori ho avviato l'istanza per ottenere  i vari  aiuti previsti dai  decreti emanati, ovvero 600 euro. Attualmente la mia pratica risulta ancora in attesa", ha affermato il giovane imprenditore.  "Sai dovrei pagare circa 10.000 euro di bollette, considerate che le fatture da dover saldare della stagione invernale sono arrivate in queste settimane. Un periodo pregiudicato dalla poca neve, ma comunque con temperature rigide, che hanno causato un forte aumento dei costi", ha continuato Alessandro.

 Amo la mia terra, amo la mia Sila...cosa devo fare?

 "In questi giorni sono costantemente al telefono con le varie agenzie delle mie utenze per tentare di evitare il peggio. Amo la mia terra, amo la mia Sila, ma cosa devo fare?   Dovrò sicuramente attingere al prestito dalla mia banca, come previsto dai decreti, un tasso al 2%", ha concluso lo stesso.

 

Omar Falvo

È una delle fiction italiane più amate e più conosciute del piccolo schermo. Una caserma dei carabinieri, un prete-detective ( interpretato magistralmente da un grande Terence Hill), storie esilaranti, adrenalina, un occhio rivolto sempre alle tematiche della vita quotidiana, questo il miscuglio sorprendente  della serie Don Matteo. La fortunata fiction targata Lux Vide  sbaraglia la concorrenza anche con le repliche.  Abbiamo raggiunto sul set di Spoleto il regista Raffaele Androsiglio, durante le registrazioni per scoprire il fantastico mondo di Don Matteo.

 

Prima di tutto voglio ringraziarti Raffaele  per aver ospitato una nostra troupe sul set a Spoleto.

Grazie a voi, per noi è stato un grande piacere, poi ho letto i tuoi articoli su Don Matteo ( sorride ndr).

Vuoi parlarmi del tuo lavoro sul set?

È molto impegnativo, devi dare sempre il meglio, ma questo sarebbe facile se non avessi l’altra variabile.

Quale variabile?

Quella del tempo (sorride ndr). Nulla serve se non è inserito in un contesto industriale, seriale:  che poi alla fine è il nostro. Contemporaneamente devi pensare alla  fiction, al racconto, senza mai uscire dai binari della formula produttiva che ti è data.

Don Matteo è una fiction che porta la gioia in tante famiglie italiane, cosa puoi dirmi?

Può essere banale dirlo: si sente il peso della responsabilità. Si sente il peso  di parlare direttamente a milioni di persone. Oggettivamente è così (sorride ndr). Mentre noi giriamo pensiamo a loro, soprattutto ai bambini. Ovviamente anche in Don Matteo c’è la sofferenza e il dolore, non solo gioia, come nella vita. La cosa più importante? Alla fine trionfa sempre il bene.

Ricordi il tuo primo ciak?

Il primo ciak da regista è stato in Abruzzo.  Posso dire che tutte le cose che ora mi vengono automatiche all’epoca erano difficilissime per me ( sorride ndr).

Terence Hill sul set? Puoi dirmi  un aggettivo per Don Matteo?

Terence è semplicemente epico, non aggiungo altro. Per don Matteo non voglio usare un aggettivo, bensì una parola: è una favola bella.

Il tuo rapporto con Terence Hill?

Il rapporto con Terence Hill non è facile per un giovane regista.  In qualsiasi momento, durante i lavori,  tu hai la percezione di quanto lui ne capisca di più di tutti quelli che stanno sul set. Oltre 50 anni di mestiere fanno questo. Sono felice di poter  imparare da lui. Viva la fiction italiana.

Omar Falvo

In questi minuti è rientrato presso la sua abitazione il carabiniere della radiomobile di Rogliano, colpito nelle scorse settimane dal Coronavirus. In tutta la valle del Savuto trasuda una forte emozione per la notizia. Ricordiamo che il militare è stato ricoverato in terapia intensiva per diversi giorni. La compagna, raggiunta telefonicamente, ha espresso  tutta la sua gioa per la fine di un vero e proprio incubo. 

Omar Falvo

Un ritorno da record per la storica testata della valle del Savuto. Il nuovo format 2.0 non delude le aspettative dei giornalisti impegnati nel progetto editoriale. Gli articoli hanno ottenuto ben 23.000 visite in pochissime ore, con migliaia di "mi piace". Diversi gli attestati di vicinanza e stima da parte dei nostri lettori, ai quali va il caloroso ringraziamento della redazione. Grazie di cuore.

La matricola 709 ben visibile sul petto, quasi come se fosse una medaglia, una lampada sempre accesa legata alla sua cintura, un caschetto con un piccolo lume, la camicia  e il pantalone del minatore, così  Urbano Ciacci accoglie la nostra troupe all'ingresso della miniera a Marcinelle, in Belgio. La sua  è una storia che vogliamo raccontare, una storia fatta di duro lavoro e soprattutto di emigrazione. Urbano, originario della provincia di Pesaro-Urbino,  è l’ultimo minatore in vita della miniera “Bois du Cazier” in Belgio. Nei suoi occhi è ancora oggi percepibile il triste ricordo di una drammatica pagina di storia  per il mondo intero: quella del disastro di Marcinelle, dell’otto agosto 1956. Ben 262 i minatori morti a oltre 1000 metri di profondità, ricordiamo che 136 erano italiani.  Ancora oggi, l’ultimo minatore in vita, continua ogni giorno a recarsi in questo luogo, per raccontare e non far precipitare nell’oscurità dell’oblio questa triste pagina di storia.

Grazie per questa intervista, posso chiederle cosa significa per lei Marcinelle?

In questo luogo ho lavorato dal 1954 ai primi anni ottanta, posso affermare che per me è  come una seconda nazione. Sia chiara una cosa: sono italiano e resterò sempre italiano. Ho deciso di fondare la mia vita in Belgio ma guai a chi  tocca la mia Italia ( si commuove ndr).

Con tanto orgoglio afferma di essere ancora oggi un minatore,  vuole parlarci di questo lavoro?

Fortunatamente lei ha avuto  la possibilità di vedere con i suoi occhi questo luogo. Personalmente ho lavorato per 27 anni nella  miniera di Marcinelle. Era veramente dura, sai dovevamo scendere a oltre 1000 metri di profondità tutte le mattine. Ha visto in che condizioni abbiamo  lavorato? Tanti abbandonavano dopo poche ore, oppure lavoravano un giorno su due, solo per rispettare il contratto di 5 anni, altrimenti sarebbero stati rispediti subito in Italia. Ricordate tutti che l’Italia doveva garantire 50.000 minatori solo per qualche sacchetto di carbone. Non dimenticate questa storia.

Durante questa visita ho  avuto modo di osservare che non lascia mai questa lampada ( nella foto), cosa significa per lei?

 Da 64 anni questa lampada  è legata alla mia cintura. Era una lampada particolare, veniva portata solo dagli ingegneri e dal capo turno. Vedi questa luce? È con me ancora oggi.

Ricorda bene l’otto agosto del 1956?

Come potrei dimenticare questa data? Osservate le 262 foto su questa parete, erano tutti minatori come me. Ogni giorno vengo a trovarli, li saluto uno per uno. Nella mia carriera ho scampato la morte per ben due volte, per me è stata Santa Barbara ( singhiozza e piange ndr). Vengo tutti i giorni in questo luogo perché lo devo  alle 262 vittime, lo devo ai miei amici. Devo trasmettere ancora il loro ricordo, li conoscevo tutti. Di mille minatori resto solo io, sono l’ultimo sopravvissuto. Voglio continuare a raccontare per non far cadere nell’oblio questa storia.

 Può descrivere la vita del minatore?

Dal 54 ho fatto tutti i turni in questa miniera. Ogni mattina prima di scendere sotto terra andavo dai miei figli per abbracciarli, loro mi chiedevano sempre il perché, e io rispondevo: non so se ci rivedremo stasera. Era questa la vita e il lavoro del minatore ( piange ndr). Permettimi di ringraziare il direttore del settimanale, per questa possibilità. Non dobbiamo dimenticare i minatori. Grazie ancora e buon lavoro. Dimenticavo, vorrei poi una copia del giornale ( sorride ndr). Viva i minatori e viva l’Italia.

Omar Falvo

S. STEFANO DI ROGLIANO – Simone Altomare, militare dell’Arma e consigliere comunale, è stato il primo in tutto il centrosud a donare il sangue per aiutare la comunità medico-scientifica a sviluppare nuove cure contro il coronavirus.
A circa un mese di distanza dalla sua guarigione dal Covid-19, che lo ha visto ricoverato nel reparto di malattie infettive dell’ospedale Annunziata, il giovane è stato richiamato presso il nosocomio per effettuare una serie di analisi di controllo. Verificata la sua perfetta guarigione, gli è stato proposto di donare il sangue. Il militare si è detto subito favorevole a offrire il suo contributo per aiutare altre vite, e in un post pubblicato su Facebook, racconta questa esperienza e invita coloro che, come lui, sono riusciti a sconfiggere il virus, a fare lo stesso. «Mentre ero lì sdraiato sul lettino – scrive Altomare - il primario mi diceva che in tutto il centrosud ero il primo a effettuare questa donazione per combattere il “maledetto”. Dopo tutto ciò, io in primis spero che il mio plasma possa essere conservato in eterno e che mai nessuno ne debba fare uso, allo stesso tempo però vorrei dire a tutti quelli che come me sono riusciti a guarire, di rendersi disponibili a fare questa donazione, perché chi decide di donare il plasma offre la possibilità di salvare molte vite e di aiutare chi non ha un’alternativa».
Questo suo nobile gesto è stato ampiamente apprezzato, soprattutto dalla comunità santostefanese e dall’amministrazione comunale di cui fa parte, che lo ha ringraziato pubblicamente.
La plasmaferesi, che è la sperimentazione con il plasma iperimmune, partita circa un mese fa dal Policlinico Universitario San Matteo di Pavia, consente – come spiega lo stesso Altomare - «lo sviluppo di numerosi farmaci noti come plasmaderivati ed è importante proprio perché, consentendo l’estrazione di determinate sostanze, permette la produzione di cure e terapie per tutti quei pazienti che soffrono di patologie quali anche infezioni batteriche o virali».

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