di Rinaldo Giovinazzo

Mi piace individuare, nei fenomeni, le relazioni di causa-effetto. E di fronte alla persistenza della didattica a distanza, che si protrae ormai da 14 mesi, ho pensato di scaricare i report di fine mese della Regione Calabria. Ho riportato nella seguente tabella i dati regionali incrementandoli con le colonne delle variazioni che si riferiscono, ovviamente, al mese precedente. 

 

Hanno dato esito "negativo" i tamponi effettuati finora, grazie al laboratorio mobile attrezzato, per effettuare il test antigenico molecolare destinato a tutti i dipendenti interessati, grazie alla campagna di screening avviata da Ferrovie della Calabria per tutti i lavoratori, con particolare attenzione per coloro che hanno contatti con il pubblico.
In questo periodo così delicato, considerato l'andamento della curva dei contagi da COVID-19, oltre agli adempimenti previsti dalla vigente normativa - igienizzazione e sanificazione rotabili e locali
aziendali, con installazione termoscanner e dispenser ove necessario nonchè applicazione dei richiesti avvisi al pubblico - FdC, nell'interesse della clientela e delle maestranze, ha voluto porre massima attenzione nell'attuare tutte le misure utili a contrastare la diffusione del COVID-19.
Lo screening tuttora in corso, oltre ai test già di recente effettuati presso strutture esterne, sta avvenendo presso i luoghi di lavoro aziendali mediante l'utilizzo di un laboratorio mobile.
In questo modo tutta la produttività della Società potrà proseguire in sicurezza, nella consapevolezza che le misure adottate favoriscono la possibilità di intervenire anche nei casi di soggetti asintomatici che rappresentano la maggiore insidia per la diffusione del COVID-19.

L’Ufficio Stampa 

 

 

È stato costituito a Rogliano (Cs) il Comitato civico spontaneo “Over 70 indignati” in opposizione alle modalità seguite dal commissario della Sanità calabrese, Guido Longo, e dal suo ufficio per l’avvio della campagna vaccinale agli ultrasettantenni, che costringe gli anziani a lunghe trasferte per sottoporsi alle inoculazioni anti Covid. Tali modalità non tengono conto dei centri vaccinali territoriali, che, già collaudati con le vaccinazioni agli “Over 80”, potrebbero ben garantire in loco le operazioni di immunizzazione. Tutt’al più, richiederebbero spostamenti di limitata distanza ed eviterebbero disagi a persone anziane, soprattutto a quelle che si trovano in precarie condizioni di salute.

Accade che le prenotazioni vengono dirottate verso centri vaccinali distanti ben 100-170 chilometri dalle residenze degli interessati, pur in presenza di efficienti centri vaccinali locali. Pensionati di Rogliano sono stati destinati a Praia a Mare, altri di Celico a Scilla, altri di Cosenza a Paola o addirittura a Vibo Valentia, con l’assurdo che i prenotati di Praia debbano raggiungere Rogliano e viceversa negli altri casi presi a verificato campione (con percorrenze che variano da un’ora a un’ora e mezza d’auto). In questa situazione, sono molti gli anziani che rifiutano la vaccinazione, a fronte di un sistema così insensato.

Le autorità sanitarie motivano tale scellerata scelta con gli algoritmi del sistema adottato, ma – come sottolinea il Comitato civico -, in tutta evidenza, si tratta di una incapacità di gestione che si affida agli algoritmi per deresponsabilizzarsi. Questo sistema incoraggia le resistenze alle vaccinazioni.

Ci sono anziani che non solo si trovano in precarie condizioni, ma che anche non hanno automezzo proprio o non dispongono di risorse sufficienti per il noleggio di un taxi. Per di più, in massima parte, non esistono servizi di trasporto pubblico diretto.

Al Comitato hanno aderito il Movimento Savuto Unito, il Centro culturale “Rostema”, numerosi medici, intellettuali e professionisti, cittadini d’ogni età e di diverse zone della Calabria. “E’ auspicabile – si legge a conclusione della nota – che l’Ufficio del commissario riveda, in tutta urgenza, le modalità della campagna di vaccinazione, tenendo conto dei centri vaccinali locali, regolarmente attrezzati dai Comuni e sui quali sono state investite considerevoli risorse comunali”.           

 

 

di Giuseppe Pizzuti

La Pasqua è il momento culminante della Settimana Santa (che ripercorre la Passione, la Morte e la Resurrezione di Gesù) e dell'anno liturgico, dimostrazione massima della divinità di Gesù e festività principale del Cristianesimo. Il Figlio di Dio, morendo, libera gli uomini dal peccato originale e, risorgendo, mostra il destino di tutti: la resurrezione nel giorno finale. In origine rievocava la liberazione degli Ebrei dalla schiavitù in Egitto grazie a Mosè con il miracoloso attraversamento del Mar Rosso.
Il nome è ebraico ("pesach") e vuol dire "passare oltre". Ricorda il passaggio dell'angelo che segnò col sangue d'agnello le case d'Israele perché i figli primogeniti fossero salvati, mentre Dio colpì i figli degli Egiziani, che tenevano in schiavitù gli Ebrei.

È una festa "mobile" (ciò avviene dal IV secolo) e cade la domenica dopo il primo plenilunio dell'equinozio di primavera. E, a stabilire ciò, fu il Concilio di Trento, che si svolse nel 325. Si dice Pasqua "bassa" quando cade tra 22 marzo e 2 aprile, "media" tra 3 e 13 aprile, "alta" tra 14 e 25 aprile. 

La Pasqua di resurrezione cristiana è l'evento centrale della narrazione dei Vangeli e degli altri testi del Nuovo Testamento: il terzo giorno dopo la sua morte in croce Gesù risorge lasciando il sepolcro vuoto e apparendo inizialmente ad alcune discepole, per poi presentarsi anche agli Apostoli e ad altri discepoli. Tutti gli Evangelisti (Matteo, Marco, Luca e Giovanni) raccontano l'episodio del sepolcro vuoto. I Vangeli proseguono raccontando gli incontri dei discepoli con Gesù risorto nei quaranta giorni successivi alla Resurrezione per poi culminare con l'Ascensione al cielo in attesa della Seconda venuta. 

La parola "Triduo" pasquale viene dal latino "tres dies": tre giorni. In realtà ne copre quattro: dalla celebrazione vespertina del Giovedì Santo (fine della Quaresima) a quella della domenica.
All'epoca di Gesù il giorno non partiva dalla mezzanotte, ma dalla sera prima. Sono comunque 72 ore. 

 

QUALCHE CURIOSITÀ DELLA FESTIVITÀ

Da dove nasce la tradizione dell'uovo di Pasqua? L'uovo ha avuto sempre valori simbolici legati alla fertilità. La forma simile a una pietra ricorda il sepolcro di Cristo e la vita che ne fuoriesce e viene accostata alla Resurrezione. Uova vere venivano dipinte (specie di rosso,in ricordo della Passione), uova di metalli preziosi erano oggetto di regali tra i ricchi. L'uovo di cioccolato è una "invenzione" dei primi dell'Ottocento, quando si iniziò a fabbricare anche cioccolata solida (prima era solo liquida),nelle forme più varie. In origine le uova di cioccolato erano piene, come un sasso.
Karl Fabergé (1846-1920), famoso orafo russo, inventò la tradizione della sorpreso nell'uovo di Pasqua. Su commissione dello zar, nel 1883 confezionò per la zarina Maria un grande uovo di platino smaltato, che conteneva un altro uovo in oro, contenente a sua volta, a sorpresa, una corona imperiale e un pulcino dorato.

Perché nel menù pasquale ci sono agnello e colomba?
Fin dalle antiche scritture e poi dal Vangelo, l'agnello è il simbolo di Cristo. La tradizione della colomba risale ad alcune aziende lombarde che, meno di 100 anni fa, crearono un dolce su misura per la festa, scegliendo un altro simbolo cristiano.

Infine, i nomi personali, che hanno origine dalla festività, sono medievali: da un lato Pasqua, con i diminutivi Pasquina e Pasquino, dall'altro Pasquale col femminile Pasqualina.  

 

Nelle foto, alcuni momenti della "Passione e Resurrezione di Cristo" a Rogliano 

  

 

Interpretazione allegorica a cura di F.VETERE

Uguaglianza e Giustizia, quali principi etici amalgamati come simboli di equilibrio umano proiettati verso il bene, si conformano nel periodo astronomico segnato dalle fasi equinoziali, in cui "aequa lux in aequa nocte " connota la stagione della Rinascita primaverile e del crepuscolo invernale. 

 

di Gianfranco Bonofiglio

Ogni anno il 21 marzo, primo giorno di primavera, l'Associazione Libera celebra la “Giornata della memoria e dell'impegno” in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. E nell'occasione di questa giornata è giusto ricordare la storia dei tanti giornalisti che per amore della verità vennero uccisi dalle mafie.
La storia di coloro i quali, credendo fermamente nel ruolo del giornalismo nella lotta alla criminalità, nella lotta alle mafie, hanno immolato la propria vita. Nove i giornalisti caduti sotto il piombo della mafia. Nove storie diverse ma accomunate da un comune tragico destino e dalla comune esigenza di verità.
Dal primo omicidio che risale al lontano 5 maggio 1960 di Cosimo Cristina, collaboratore con "L'Ora" di Palermo all'omicidio di Beppe Alfano, corrispondente del quotidiano di Catania"La Sicilia" avvenuto l'8 maggio 1993.
Il cadavere di Cosimo Cristina venne trovato in una galleria ferroviaria ed archiviato quale"suicidio". Solo dopo alcuni anni il vicequestore Angelo Mangano, divenuto in seguito famoso per l'arresto di Luciano Liggio, volle indagare richiedendo l'esumazione del cadavere per supportare la tesi che non fosse suicidio ma omicidio: Un mistero fra i tanti misteri non risolti della Madonne di Sicilia. Pochi giorni prima di morire Cristina pubblicò un articolo su un periodico autoprodotto"Prospettive Siciliane" nel quale ricostruì un delitto di mafia avvenuto a Termini Imerese.
Il 16 settembre 1970 viene prelevato sotto casa a Palermo Mauro De Mauro. Da allora scomparve nel nulla. Cronista di razza, per conto del quotidiano del pomeriggio, "L'Ora" di Palermo, venne eliminato molto probabilmente perché aveva scoperto la verità sulla morte di Enrico Mattei, il presidente dell'Eni schiantatosi nel 1962 con il suo aereo nelle campagne di Bescapè, con una dinamica dai mille misteri. Aveva appena pubblicato una interessante inchiesta sui rapporti fra mafia e gruppi eversivi. Alcuni pentiti di 'ndrangheta affermarono che il corpo del giornalista era stato seppellito sull'Aspromonte, ma non è stato possibile a tanti anni di distanza, verificarne l'attendibilità.
Giovanni Spampinato, giornalista de "L'Ora" e "L'Unità" ad appena ventidue anni è stato ucciso il 27 ottobre 1972 mentre era impegnato a far conoscere con le sue brillanti inchieste l'intreccio di affari, trame neofasciste e malavita nella città di Ragusa. Per il suo omicidio venne condannato Roberto Cambria , figlio di un alto magistrato, allora Presidente del Tribunale di Ragusa.
Il 9 maggio 1978, nello stesso giorno in cui venne ritrovato il cadavere di Aldo Moro, venne rinvenuto il corpo, dilaniato da un'esplosione, di Peppino Impastato, che, pur non essendo iscritto all'albo dei giornalisti, iscrizione che gli venne tributata alla sua memoria, venne ucciso dalla mafia anche per la sua attività di denuncia condotta con "Radio Out".
Mario Francese, cronista giudiziario de "Il Giornale di Sicilia", venne freddato la sera del 26 gennaio 1979. Fu il primo giornalista a denunciare la pericolosità dei corleonesi di Totò Riina. Dopo ben 22 anni, nel 2001, sono stati condannati i componenti della cupola che decisero l'eliminazione dello scomodo giornalista. Riina, Madonna, Cagarella, Calò, Geraci, Farinella e Greco, l'intero vertice di Cosa Nostra.
Giuseppe Fava, giornalista, venne assassinato il 5 gennaio 1984 nei pressi del Teatro Bellini di Catania. Aveva fondato "I Siciliani", un giornale aggressivo che attaccò frontalmente i grandi gestori degli appalti di Catania, in odor di mafia.
Il 25 settembre 1985 viene eliminato dai sicari della Camorra, Giancarlo Siani a soli ventisei anni. Corrispondente de "Il Mattino" di Napoli aveva denunciato alcuni traffici di Torre Annunziata. Per la sua morte sono stati condannati quali mandanti i boss Valentino Gionta e Angelo Nuvoletta.
Il 26 settembre 1988 nelle campagne di Lenz, frazione di Valderice in provincia di Trapani, viene freddato Mauro Rostagno. Molte le ipotesi che hanno accompagnato i vari filoni di indagine anche per la complessa personalità di Rostagno, ma, alla fine si è indagato sulla responsabilità di personaggi di mafia come Vincenzo Virga e Mariano Agate, infastiditi per le denunce che Mauro Rostagno diffondeva con la conduzione di una trasmissione televisiva in onda su un'emittente privata trapanese.
L'8 gennaio 1993 cadeva sull'altare della lotta contro i poteri mafiosi Beppe Alfano, corrispondente del quotidiano" La Sicilia" da Barcellona Porto di Gozzo, un popoloso comune del parco dei Nebrodi in provincia di Messina. Ebbe il coraggio di pubblicare i lati oscuri dei grandi appalti pubblici dell'asse Messina-Palermo. Nove vite spezzate nel nome della verità. Nove storie da non dimenticare. Contro chi vuole un giornalismo imbavagliato ed ossequioso al potere. Nove icone per un mondo migliore. Un mondo possibile. Contro l'oblio e l'indifferenza. 

 

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