di Giuseppe Pizzuti*

Ad Aiello Calabro, il 5 febbraio, viene celebrata la Festa di San Geniale "e Vutu", Patrono del paese.
È dal 1783 che ricorrono i festeggiamenti in onore del Santo, che protesse gli abitanti del paese dal devastante terremoto (uno dei più terribili che colpirono la Calabria) di quell'anno. "E vutu" significa, infatti, "per voto" e da allora iniziò la tradizione del culto del Santo per lo scampato pericolo, in segno di ringraziamento, di protezione, di devozione. Il giorno della Festa, dopo la celebrazione della Santa Messa, la statua del Santo viene portata per le vie del paese in processione.
Quest'anno, però, sono regolamentate a causa delle misure anti-contagio. 

San Geniale, sebbene non incluso nel martirologio cristiano, è un martire del III secolo, che, sotto l'imperatore romano Diocleziano, diede la vita per affermare i valori della sua giovane fede. Le sue reliquie (una cassetta con le ossa e un'ampolla di sangue), conservate nelle catacombe di San Lorenzo a Roma, arrivarono ad Aiello il 16 luglio 1667, grazie al cardinale Calderano Cybo che, nel 1656, le ottenne da Papa Alessandro VII e furono custodite nel monastero degli Osservanti. Il cardinale Cybo era nipote del primo marchese di Aiello e gli Aiellesi avevano chiesto insistentemente al marchese di avere in paese le reliquie di un Martire.
San Geniale viene festeggiato anche la prima domenica di maggio. Si tratta sicuramente dell'appuntamento più atteso dell'anno con festeggiamenti sia religiosi che civili. In questa occasione, dopo la celebrazione della Santa Messa, si svolge la tradizionale processione. Ma vi sono anche altri due momenti importanti della giornata: il lancio di palloni aerostatici in onore del Santo e l'antico "gioco du casu" ("gioco del formaggio"). Un divertimento popolare, che consiste nel compiere un percorso prestabilito, lanciando per le vie del paese alcune forme di formaggio con l'aiuto di una corda. Vince chi compie il percorso con il minor numero di lanci. Naturalmente, non mancano i fuochi d'artificio e le rappresentazioni di piazza. Si svolge, infine, anche una fiera.

*Docente 

 

di Giuseppe Pizzuti*

La Candelora, il 2 febbraio, è una festa molto importante del calendario liturgico. Ma non essendo di precetto non è popolare come altre e molti fedeli ne conoscono più il nome, associato a proverbi di carattere meteorologico, più che i contenuti. Eppure la festa ricorda la Presentazione di Gesù Bambino al Tempio e la Purificazione di Maria.
La legge giudaica, codificata da Mosè, obbligava tutte le donne dopo il parto ad astenersi per 40 giorni dal toccare cose sacre. Inoltre esse dovevano purificarsi al Tempio con l'offerta di un sacrificio. Non è tutto. Era infine obbligatorio "riscattare" con un piccolo dono (ad esempio due tortore) il primogenito maschio concesso dal Signore. Al Tempio, il Bambino e i genitori trovano il vecchio Simeone, uomo giusto e poi, il quale aspettava da tempo immemorabile quell'incontro per morire in pace, ma prima profetizza alla Madonna che una spada le trafiggerà il cuore (è l'immagine dell'Addolorata). 


Ma questo giorno di festa ci è naturalmente più noto con il suo nome corrente. È il giorno della Candelora che, collocato a metà inverno è considerato fondamentale per sapere che tempo farà nella seconda parte della stagione fredda, secondo diversi proverbi (non sempre d'accordo tra loro), a partire da "Per la santa Candelora/o che nevichi o che plora/dell'inverno siamo fuora;/ se l'e' sole o solicello/siamo ancora a mezzo inverno".
La Candelora, però, è una festa importante fin dall'antichità, celebrata prima nel Cristianesimo d'Oriente e poi anche in Occidente, che in origine si è sovrapposta ad altre tradizioni dell'antica Roma e del mondo celtico.
È una festa con due parole chiave: luce e purezza. Il nome Candelora infatti, allude alle candele "protagoniste" della messa. 


La candela è un oggetto di valore mistico e religioso: la fiamma è segno di eterna speranza, la luce lo è di vita, bellezza e sviluppo. La candela spenta è emblema della parola di Dio concepita nella purezza. Troviamo le candele sull'altare, nelle processioni e poi il grande cero pasquale e le candele (oggi anche elettriche) nelle cappelle, da accendere come una sorta di prolungamento della preghiera.

* Docente 

 

di Nicoletta Toselli

Oggi 30 gennaio 2020 prende il via il Master biennale di specializzazione in Criminologia e Scienze Forensi. Parte la nona edizione di un evento davvero unico per formazione e scelta accurata dei docenti.
Il prof. Sergio Caruso, psicologo, criminologo, Direttore Scientifico del Master, sentito telefonicamente, illustra i punti salienti di quello che sicuramente è un punto di riferimento per i professionisti del settore: «A nome di tutti i colleghi sono lieto che insieme alla Presidente, dottoressa Graziella Mazza, siamo riusciti a creare un polo di formazione per la nostra terra. La nostra soddisfazione più grande? La stima di tanti corsisti provenienti non solo dalla Calabria, ma anche da altre Regioni italiane. Per iscrizioni e informazioni è possibile, pertanto, inoltrare una mail all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o telefonare al numero di cellulare 389.4817204.
Sito web https://www.formazionepromethes.it/corsi/scienze-forensi//».
Il Master si svolgerà online e sarà un naturale proseguimento della laurea di base. Si formeranno professionisti che potranno operare nel proprio settore con competenze teorico-pratiche di livello superiore e verrà fornito un approfondimento della gestione del Marketing per entrare sul mondo del lavoro. Gli ambiti di sbocco sono davvero vasti: da chi opera nelle scuole, ai minori, nell' investigazione privata, centri antiviolenza e tutti coloro che si occupano di situazioni con disagio psico-sociale.

 

L'Epifania viene celebrata il 6 gennaio. Ricorda i Magi, che vennero da Oriente per salutare Gesù e portargli in dono oro, incenso e mirra. Un incontro che tutti i fedeli ricordano e festeggiano come solennità.
Il senso profondo di questa solennità sta proprio nell'incontro tra il Bambinello e questi uomini: è la manifestazione (questo il significato di "epifania" in greco) del Signore al Mondo, che a sua volta viene a rendergli omaggio (ciò che fanno i Magi, appunto).
Dei Magi abbiamo poche notizie, perché lo stesso "Vangelo" di Matteo (l'unico a parlarne) parla di loro in modo sintetico. 


L'evangelista dice che erano esperti di stelle, arrivavano dall'Oriente e a Gesù portarono i loro doni. Matteo non dice né quanti fossero, né i loro nomi.
Sappiamo che arrivarono a Gerusalemme guidati da una stella ("Dicevano: "Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo"), che Erode, re dei Giudei, tentò di usarli per trovare il Bambino ("Allora Erode li inviò a Betlemme, dicendo: Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo"), che i Magi trovarono il Bambino ("Si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra") e che, avvertiti in sogno di non tornare da Erode, fecero ritorno al loro Paese per un'altra strada...
Da questo momento i Magi spariscono dal "Vangelo". E' stata la tradizione cristiana a dirci, poi, che erano re, erano tre (forse in base al numero dei doni) e si chiamavano Melchiorre, Baldassarre e Gaspare. E le loro etnie diverse (uno bianco, uno arabo e uno nero) indicherebbero che la missione salvifica di Gesù è rivolta a tutti i continenti del mondo allora conosciuti.
Oggi l'Epifania, assieme al Natale, alla Pasqua, all'Ascensione e alla Pentecoste, è una delle solennità più importanti dell'anno liturgico ed è quindi istituita come festa di precetto.
Giuseppe Pizzuti, docente 

A Santo Stefano di Rogliano, il 26 dicembre, viene celebrata la Festa di Santo Stefano Protomartire, Patrono del paese. E' prevista solo la celebrazione della Santa Messa, senza festeggiamenti civili.
Quest'anno, inoltre, la celebrazione eucaristica si svolgerà anche nel rispetto delle misure imposte dalle regole per l'emergenza sanitaria.
Protomartire è l'appellativo di Santo Stefano e vuol dire che fu il primo ("proto") cristiano a dare la vita per testimoniare ("martire": testimone) la sua fede cristiana.
E' celebrato il 26 dicembre, il giorno dopo Natale, come gli altri "Comites Christi" (I Compagni di Cristo", in latino), gli altri primi martiri come San Giovanni Evangelista, l'apostolo prediletto di Gesù (27 dicembre) e i Santi Innocenti, i bambini fatti uccidere dal re Erode, nel tentativo di eliminare il Bambino Gesù (28 dicembre). 


Sulla sua vita sono gli "Atti degli Apostoli" (capitoli 6 e /) la fonte principale, ma le notizie sono poche; raccontano,infatti, gli ultimi giorni della sua vita.
Per cominciare, di Stefano non conosciamo né la data (forse il 5 d.C.) né il luogo di nascita. Probabilmente era un ebreo educato secondo la cultura greca.
Egli venne incaricato dagli Apostoli a diventare il primo di sette diaconi, che dovettero provvedere ai bisogni dei primi fedeli, soprattutto delle vedove e degli orfani delle prime comunità cristiane.
Mosso da una fede ardente, Stefano svolgeva il suo compito con amore e gentilezza, dedicandosi spesso e volentieri anche alla predicazione per convertire gli Ebrei che giungevano a Gerusalemme, dove lui viveva.
Per questo motivo, iniziò ad attirare l'inimicizia di chi non vedeva di buon occhio la diffusione della nuova religione.
Nel 36 d.C., quindi, fu accusato di blasfemia - il reato contro Dio e le cose sacre, gravissimo all'epoca - e fu condotto con false testimonianze davanti al Sinedrio, il supremo consiglio dei Giudei.
Durante il processo, Stefano parlò alla folla, predicando un'ultima volta le magnificenze del suo Dio, ma questo non fece che inferocire ancora di più la folla,la quale lo trascinò via e lo lapidò a furor di popolo. Alla lapidazione (anche se non partecipò all'esecuzione) assistette il giovane Saulo,il futuro apostolo Paolo, allora ancora feroce persecutore dei Cristiani.
Secondo la tradizione, Stefano accolse la sua morte con serenità,invocando il Signore di accogliere la sua anima.
E' il Patrono di 104 Comuni italiani e vi sono ben 14 Comuni che portano il suo nome.

Giuseppe Pizzuti, docente 

Molti di noi hanno cantato ogni anno da bambini "Tu scendi dalle stelle" e tornano a cantarla in questi giorni per le feste. Infatti sonoi versi diuna poesia che non è solamente una poesia, ma è anche una canzone, anzi una delle canzoni di Natale più amate e più commoventi.
Di canzoni natalizie ne esistono tante, tutte belle e ciascuno di noi ha la sua preferita. Ma "Tu scendi dalle stelle" merita un "elogio" particolare: è l'unica canzone di Natale composta da un Santo. A scriverne le parole e la musica fu infatti un grande Santo napoletano: Sant'Alfonso Maria de' Liguori (1696-1787), il più grande missionario della Chiesa italiana del Settecento, fondatore dei Padri Redentoristi, che fu un teologo così sapiente da essere proclamato "Dottore della Chiesa". 

Nonostante la sua vasta cultura, Sant'Alfonso Maria chiamava a raccolta i fedeli - soprattutto i più umili - e spiegava loro il "Vangelo" con parole semplicissime. Proprio per farsi capire da tutti predicava in napoletano, invece che in italiano.

La sua fama è legata anche a un centinaio di scritti religiosi, sia di taglio divulgativo, sia di approfondimento teologico e, soprattutto, alla composizione, nel 1754, della più celebre melodia natalizia della tradizione italiana, appunto "Tu scendi dalle stelle", derivata dalla sua composizione in napoletano "Quanno nascette Ninno", che significa "Quando nacque il Bambino".
"Tu scendi dalle stelle" è un inno a Gesù Bambino pieno di amore e tenerezza.
Da più di duecento anni è nel cuore di tutti noi proprio per la tenerezza che esprime: una tenerezza simile a quella che ognuno di noi prova quando, nella nostra famiglia o in una famiglia di amici, nasce un bambino o una bambina; e questa piccola creatura sembra davvero "scesa dalle stelle" per un miracolo.


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