Il pronto soccorso di Cosenza: l'Inferno sulla terra. Circa una cinquantina di malati Covid in attesa di essere ricoverati, lamentele, disperazione, abbandono. Il video che circola ripreso da un cellulare anonimo è devastante.
Ma da quanti anni si discute di potenziare il Pronto Soccorso? Quante promesse dei soliti noti che hanno saccheggiato la sanità?
In tanti mesi trascorsi dalla prima ondata del Covid che aveva fortunatamente risparmiato la Calabria non si è fatto nulla. Si è perso del tempo prezioso. Non si è provveduto a colmare le gravissime mancanze di personale presso l'Ospedale nonostante fossero già disponibili dal mese di Aprile i fondi predisposti a tale finalità. Anche l'attuale Commissaria dell'Azienda Ospedaliera, Giuseppina Panizzoli, si è contraddistinta per inerzia e immobilismo. Oggi si paga il prezzo di anni ed anni di malagestione. I numeri della Pandemia hanno raggiunto nella città di Cosenza cifre notevoli anche se vi è anche fra rappresentanti delle Istituzioni chi ne sminuisce la portata.


Colui il quale, invece, è perfettamente consapevole della gravità del momento è il Sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto. «La situazione è talmente grave da essere insostenibile. Vi sono una cinquantina circa di pazienti positivi - ha affermato il Sindaco di Cosenza - ammassati nei locali del Pronto Soccorso e nelle ambulanze. E' necessario trovare - continua Mario Occhiuto - delle soluzioni. I medici mi segnalano gravissime difficoltà e ritengo che sia necessario l'intervento dell'Esercito con l'allestimento di un Ospedale da campo». 

Gianfranco Bonofiglio, giornalista

Il Liceo Scientifico di Rogliano, Sezione Associata all'Istituto di Istruzione Superiore "Marconi-Guarasci" di Cosenza, è sul podio delle "eccellenze" calabresi (secondo posto a livello provinciale e ai primi posti a livello regionale), almeno secondo gli indicatori della "Fondazione Agnelli", che gli accredita un indice Fga di 72.19. E' quanto emerge dall'annuale classifica (2020), stilata attraverso il portale "Eduscopio", che censisce le scuole superiori in base al rendimento universitario degli studenti che le hanno frequentate. L'indice Fga mette insieme la media dei voti conseguiti all'Università e la percentuale di esami superati dai diplomati di ogni scuola, dandolo stesso peso (50 e 50) ad entrambi i parametri utilizzati.
Si tratta di un'ottima performance, che addirittura migliora i risultati dell'anno precedente (Fga 70.30), segno, questo, che i docenti non si limitano ad assicurare la giusta attenzione a un'adeguata formazione degli studenti, che sia al passo coni tempi, ma che gli stessi sono quotidianamente impegnati, per il raggiungimento di quelli che sono gli standard necessari, per trasmettere adeguate competenze e conoscenze, anche, e, soprattutto,in funzione del prosieguo degli studi. Un dato oggettivo che evidenzia la "bontà" dell'offerta formativa in un contesto periferico (senza aver nulla da invidiare alle altre scuole calabresi, perché i nostri risultati lo testimoniano), in ambienti per l'apprendimento tecnologicamente all'avanguardia, con attività che,oltre alla proposta didattica tradizionale, favoriscono forme di apprendimento innovative: ricerche sul campo,promosse dalla Regione Calabria, dal Ministero dell'Istruzione e dalla Unione Europea, come testimoniano i viaggi all'estero per le competenze chiave in lingua, le attività di PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e l'Orientamento, ex Alternanza Scuola-Lavoro),o, ancora, i Progetti POR (Piano Operativo Regionale) Calabria.
Naturalmente, bisogna ricordare che, in questo periodo di emergenza sanitaria, le attività didattiche in presenza e le relative attività extracurriculari sono sospese e sono sostituite dalla didattica a distanza.
Grande la soddisfazione (più che legittima) della Dirigente Scolastica, dei docenti, degli studenti, dei genitori, del personale amministrativo e operativo.
Pertanto, cari studenti, che dovete scegliere una scuola finalizzata alla vostra preparazione, per meglio affrontare le sfide del terzo millennio, affidatevi alle competenze e alle professionalità presenti nel Liceo roglianese... e non ve ne pentirete!
Cari genitori, anche Voi continuate ad avere fiducia in Noi!

Giuseppe Pizzuti, docente

«Tutti, Ministero della Salute (responsabili politici ed amministrativi), commissari governativi, dirigenti generali, devono pubblicare gli atti ufficiali relativi alla sanità calabrese. Non è accettabile continuare ad assistere all’alternanza di informazioni contraddittorie. La situazione già tragica sta diventando assurda e per certi aspetti sfiora il ridicolo! Non è ancora chiaro, ad esempio, se il Piano Covid per la Calabria c’è o non c’è. E soprattutto lo vogliamo vedere!».
Questo è quanto sostiene il consigliere Regionale Pietro Molinaro (Lega) che ha avviato una iniziativa tesa ad acquisire o comunque rendere pubblica la documentazione.
«L’elenco dei responsabili è lungo, ed i gradi di responsabilità sono diversi, ma - prosegue Molinaro - tutti i calabresi hanno diritto di sapere la verità, dal primo all’ultimo dei seguenti soggetti coinvolti: Ministro della Salute, Segretariato/Direttore Generale del Ministero della Salute, Commissario governativo per la Calabria (ex Cotticelli), Commissario governativo per l'emergenza Covid (Arcuri), Commissari governativi per le 5 Aziende Sanitarie Provinciali, Commissari governativi per le 4 Aziende Ospedaliere ("Pugliese-Ciaccio", "Mater Domini", “Cosenza”, “Bianchi Melacrino Morelli"), Direttore Generale del Dipartimento Tutela della Salute della Regione Calabria. Dopotutto – rileva – anche trasmissioni nazionali hanno fatto emergere in modo evidente tale necessità. Non ci possono essere zone d’ombra! Tutti questi soggetti - insiste l’esponente politico - devono pubblicare o comunque mettere a disposizione gli atti di loro competenza. Nelle mie funzioni di consigliere regionale, - aggiunge - in virtù delle prerogative previste dallo Statuto Regionale, mi sono già rivolto direttamente al Direttore Generale del Dipartimento Salute della Regione Calabria affinché renda pubblici gli atti ufficiali a sua disposizione, che documentano la realtà e le responsabilità della sanità nella nostra regione. E’ noto a tutti, ed i fatti di questi giorni lo hanno reso ancora più palese, che la Regione Calabria da molti anni ha funzioni residuali e marginali in sanità. I Governi hanno avocato a se i poteri in materia sanitaria, commissariando non solo la Regione Calabria, ma anche le Aziende Sanitarie Provinciali e le Aziende Ospedaliere che sono guidate da incaricati del Governo. Dunque potrebbe esserci poco nei cassetti del Dipartimento Salute della Regione Calabria. In ogni caso, - chiosa il Consigliere regionale - quel poco o tanto che c’è deve essere reso pubblico. Compresi i documenti relativi ai 100 milioni di nuovo debito a cui ha fatto riferimento il generale Cotticelli, nell’intervista alla trasmissione di La7, e comunque, ove ce ne fossero, anche di ulteriori esposizioni debitorie. Mi premurerò, per i soggetti e uffici non nella diretta dipendenza della Regione Calabria, - conclude - di svolgere idonea pressione politica affinché pubblichino tutto quello a loro disposizione».

«Stamattina sono stato contattato da una cittadina paolana, in lacrime. È risultata essere, purtroppo, positiva al Coronavirus, così come la mamma e il papà. Un suo familiare, precisamente la zia, positiva, attualmente è allettata e le sue condizioni di salute sono peggiorate ma, nonostante sarebbe necessario ricorrere alle cure ospedaliere, da ieri non si trovano posti letto per ricoverarla».
È la clamorosa denuncia pubblica del segretario-questore dell'Assemblea regionale, Graziano Di Natale che così prosegue: «Hanno riferito, a questa famiglia, l'impossibilità di ricoverare la zia presso il presidio di Cosenza poiché i posti sono saturi e c’è gente che aspetta in tenda, da giorni, il proprio turno. É qualcosa di aberrante».
Il vicepresidente della commissione regionale contro la ‘Ndrangheta, la cui azione politica centrata sulla tutela del diritto alla salute per i cittadini, nel mostrare concreta vicinanza a questa famiglia, dichiara tutta la propria indignazione. «È l'ennesimo episodio di malasanità servito sulla pelle dei calabresi. Io non ci sto. Sta venendo meno la possibilità di curarci nella nostra terra. I Cittadini già sofferenti, sono finanche costretti a subire simili angherie a causa di un sistema sanitairo al collasso».
L'esponente politico, nel lanciare un accorato appello, propone quanto segue: «Aprite gli ospedali Covid, subito. È un atto necessario. Non possiamo abbandonare i nostri cari al loro destino. Sono pronto - conclude Di Natale - ad ogni azione eclatante. Sulla salute dei Calabresi non concedo a nessuno di giocare. C'e gente che soffre, ci sono operatori sanitari ormai allo stremo delle forze, ma prosegue il rimbalzo delle responsabilità politiche e di soluzioni vagliate nemmeno l'ombra. Adesso basta, la pazienza è ormai finita, da tempo».

Un detto antico che trova rispondenza anche nell’epoca moderna dice: “ogni popolo ha i governanti che merita”. Potrebbe essere una sorta di giustificazione a quanto la Calabria sta vivendo in materia sanitaria, ma in realtà tale disastrosa condizione è frutto di una vera e propria commistione tra esercizio di voto ed operatività degli eletti.
La penosa intervista dell’ex commissario alla sanità della Calabria, quella organizzata da Rai tre prima e da Giletti poi, ci ha dato l’opportunità di far luce sulle problematiche sanitarie legate ad una scellerata gestione commissariale, ma non ha indotto, in noi calabresi, una vera e propria riflessione sulle reali ed esclusive colpe di matrice politica - clientelare. Invero, se l’ex commissario Cotticelli ha giocato sulla pelle dei calabresi, la responsabilità va attribuita anche a coloro i quali hanno creato le condizioni favorevoli alla nomina di soggetti non idonei a svolgere funzioni di si tal delicatezza.
I calabresi, devono capire una volta per tutte che il “modus operandi” posto in essere dal Generale Cotticelli non è un’eccezione ma una regola fissa che ha fatto della Calabria la regione più inaffidabile d’Italia.
Oggi ci stupiamo e ci arrabbiamo se la nostra regione viene considerata “zona rossa” senza un numero considerevole di contagi, laddove ci siamo distinti per l’incapacità e la mancanza di cultura gestionale - amministrativa della cosa pubblica, soprattutto nel campo sanitario. 


Non ci dobbiamo dimenticare di quanto è successo nel corso dell’intervista al dirigente regionale ed all’ora capo della protezione civile Domenico Pallaria, il quale, in piena pandemia ha ammesso di non conoscere i ventilatori per la respirazione assistita, o quanto riferito dal vice presidente della giunta regionale che ha dichiarato di non conoscere la situazione delle terapie intensive, o ancora le esternazioni folli del neo commissario alla sanità Zuccatelli secondo il quale le mascherine non servirebbero a nulla in quanto il “ Covid” si trasmetterebbe mediante bacio con annesso uso lingua della durata di almeno 15 minuti.
È evidente che non è una questione di titoli e/o curriculum ma di gravi forme patologiche di ignoranza che rendono tali soggetti, inidonei a ricoprire ruoli di responsabilità nell’ambito pubblico - amministrativo.
Non v’è dubbio che la colpa ricade sui politici, coloro i quali hanno operato le scelte ed hanno omesso di esercitare i dovuti controlli, atti a verificare l’operato dei soggetti coinvolti nel ciclone mediatico ad esclusivo danno della Calabria e dei calabresi.
Ma cosa potevamo aspettarci da politici di basso profilo, impegnati in operazioni di proselitismo elettorale senza lavorare nella prospettiva di rilancio dell’economia territoriale.
Ad un anno dall’insediamento dei nuovi onorevoli regionali, la Calabria non ha assistito ad una discontinuità con la gestione del passato, al contrario abbiamo assistito alla staticità tipica di chi agli interessi del territorio ha anteposto quella dei potentati elettorali. Il bilancio è negativo e la colpa va attribuita anche agli elettori, non esenti da responsabilità, per la richiesta di quelle forme tipiche di assistenzialismo e favoritismo, convinti che il voto rappresenta uno strumento utile ad esercitare una forma di baratto la cui richiesta può variare dall’incarico professionale al semplice piatto di pasta o pizza.
Questo è il prezzo che oggi stiamo pagando, l’aver svenduto il voto al politicante di turno, asservito ad un potere diverso da quello popolare, il cui interesse è rivolto ad una forma di conservazione dello stato attuale, limitando così la nascita di quelle organizzazioni imprenditoriali, volano tipico delle regioni sviluppate.
Avv. Carlo Salvo

Ci siamo addentrati ormai nel mese di novembre, undicesimo dell’anno, il mese autunnale per eccellenza, in cui gli alberi perdono foglie e colori.
Fra le ricorrenze del mese, dopo la festa di Ognissanti, la Commemorazione del Defunti, la festa dell’Unità nazionale e delle Forze Armate, c’è l’estate di San Martino, che cade solitamente nei giorni intorno all’11 novembre, portando temperature miti e tempo soleggiato.


L’Italia è attualmente dominata da un’imponente figura anticiclonica, che mantiene le temperature superiori alla norma già da giorni, e così sarà almeno per un’altra settimana, in tutto il Paese.
Dopo l’anticipo dei giorni scorsi è dunque arrivata prima del previsto l’Estate di San Martino.
“L’Estate di San Martino dura tre giorni e un pochinino” recita un proverbio popolare a sfondo religioso ma anche laico, diffusosi in molte zone d’Italia. 


Quest’anno invece sembra sia più lunga.
Il nome troverebbe le sue origini nella tradizione del mantello, secondo la quale Martino di Tours, nel vedere un mendicante seminudo patire il freddo durante un acquazzone, gli donò metà mantello, regalando l’altra parte ad un altro mendicante incontrato poco dopo. Subito in cielo spuntò il sole e la temperatura divenne più mite. 

Bellissima e famosa è la poesia di Giosuè Carducci intitolata San Martino

La nebbia agl’irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale (2)
urla e biancheggia il mar;
ma per le vie del borgo
dal ribollir de’ tini
va l’aspro odor de i vini
l’anime a rallegrar.
Gira su’ ceppi accesi
lo spiedo scoppiettando:
sta il cacciator fischiando
sull’uscio a rimirar
tra le rossastre nubi
stormi d’uccelli neri,
com’esuli pensieri,
nel vespero migrar.

Anna Maria Stefanini, insegnante

Il 2 novembre è il giorno della ricorrenza dei nostri cari. Il culto dei morti si perde nella notte dei tempi, ma la "Memoria dei defunti" (in latino: "In commemoratione omnium fidelium defunctorum", che tradotto significa"Commemorazione di tutti i fedeli defunti"), ha una storia e caratteristiche precise. Basti pensare, del resto, che i morti sono ricordati in ogni Santa Messa.
L'aiuto della Madonna davanti alla morte è invocato in ogni "Ave Maria" recitata ogni giorno da centinaia di milioni di persone. Il cosiddetto "Eterno riposo" è una preghiera diffusissima. E il "Credo",l'atto di fede per eccellenza, si conclude con il richiamo alla comunione dei Santi,alla resurrezione deimorti e alla vita eterna. 


Già nel VII secolo, in ambito monastico, si hanno notizie di un giorno consacrato alla preghiera dei defunti. Ma l'istituzione si deve a Sant'Odilone, abate cluniacense devotissimo alle anime del Purgatorio, nel 998. Cluny (nell'odierna Francia) era una grande abbazia che aveva "filiali" in tutta Europa. Pare che da lì partissero uno o più inviati che, visitando le altre comunità, annotavano ogni anno i nomi dei monaci deceduti nel frattempo. Quando tornavano in Borgogna, l'abbazia pregava per tutti costoro. 


Pare che non sia un caso che il ricordo dei defunti segua immediatamente la festa di Ognissanti del 1. novembre. I cristiani aspirano tutti alla santità, compresi i morti. E l'abate Odilone, a Cluny, faceva suonare le campane con rintocchi funebri subito dopo i Vespri di Ognissanti. La celebrazione del 2 novembre fu allargata a tutta la Chiesa nel XIV secolo.
Oltre alle celebrazioni riguardanti ciascun morto nell'anniversario della scomparsa, la Chiesa intende ricordare tutti i defunti in questo modo, affinché non siano dimenticati quelli senza suffragio, senza nessuno più che li ricordi nella preghiera. Sant'Agostino fu un grande sostenitore di questa pratica.

Giuseppe Pizzuti, docente 

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